Ho detto di sì, perché l’infanzia non è mai stata una priorità per i governi italiani.
Ho detto di sì, perché ho scoperto che, se per i bambini non si adottano iniziative risolutive, è perché taluni problemi sono sconosciuti.
Ho detto di sì, perché ho incontrato tante persone disinformate.
Ho detto di sì, perché la tutela dei minori da troppo tempo è solo una frase vuota.
Ho detto di sì, perché per tutelare i bambini bisogna che si alzi la soglia di attenzione nei confronti dei pericoli che corrono.
Ho detto di sì, perché spesso ho avvertito la tendenza a sminuire i rischi che corrono i bambini, per paura di procurare un eccessivo allarme sociale.
Ho detto di sì, perché la cultura della tutela dell’infanzia rappresenta il progresso delle società civili, e le società civili non devono essere allarmate, ma soltanto consapevoli.
Ho detto di sì, perché vorrei che tutti i genitori che mandano i loro bambini a scuola avessero la certezza che non vi siano fra il personale della scuola persone indagate o condannate per pedofilia. (Come indicato dalla Circolare 72 del Ministro Fioroni che per le persone soltanto indagate, prevede la sospensione cautelare non a scopo sanzionatorio, ovvero a stipendio intero)
Ho detto di sì, perché non vorrei più leggere che un ottantenne con due condanne per pedofilia, è stato arrestato per aver abusato di altri bambini. L’uomo era rimasto a piede libero per otto anni.
Ho detto di sì, perché la pedopornografia online è cresciuta del 160 per cento nell’ultimo anno e i bambini che vengono usati per film e fotografie sono in massima parte europei, ma non si riesce quasi mai ad identificarli.
Ho detto di sì, perché, oltre ad oscurare i siti internet, (8149 quelli segnalati negli ultimi tre mesi) bisogna lavorare perché i bambini non arrivino su quei siti.
Ho detto di sì, perché i governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno sottovalutato la pedofilia via internet e l’intervento è stato tardivo.Secondo una statistica canadese, il 30 per cento di fruitori di pedopornografia è anche abusante.
Ho detto di sì, perché si dovrebbero attuare dei programmi di prevenzione nelle scuole che aiutino i bambini a capire cosa devono o non devono accettare da chi li accudisce o sta loro vicino, siano essi parenti, educatori o compagni.
Ho detto di sì, perché il bullismo si combatte educando sia in famiglia che a scuola.
Ho detto di sì, perché, ogni giorno, c’è un momento in cui penso ad Antonietta, soffocata a quattro anni dal rigurgito della nostra indifferenza.
Ma, soprattutto, ho detto di sì perché vorrei provare a dare il mio contributo ad una battaglia per l’infanzia che l’Italia dei Valori di Antonio di Pietro, con le proposte di legge dei suoi deputati,(Pedica, Pedrini, Mura, Costantini…), da tempo ha dimostrato di voler combattere con grande serietà. Una battaglia “a favore di qualcuno” e non “contro qualcuno”, che deve “unire” e mai “dividere”.
17 marzo 2008 – www.bambinicoraggiosi.com
G8, SIMULAZIONE DEL TERREMOTO PER LE FIRST LADY:CHISSA’ COME SI SARANNO DIVERTITE
11 luglio 2009 — wildgretaLEGGI L’ARTICOLO
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