(foto archivio: donna con valigie)
di Wildgreta
Prima aggredita e rapinata, poi bruciata nel suo appartamento, quasi si volesse cancellarne l’asistenza.Ma Brenda, la trans entrata nello scandalo Marrazzo, di cose doveva saperne davvero tante per finire così. Era forse stata minacciata, tanto da decidere di andarsene per sempre o aveva solo deciso di lasciare Roma? Ce lo diranno le indagini, per ora i legali di Marrazzo lo definiscono “un fatto inquietante”.E inquietante lo è davvero, come tanti aspetti ancora oscuri dello scandalo che ha travolto Marrazzo alla vigilia delle elezioni regionali. Stupisce che fra i “tag” inseriti da alcune agenziE compaia la parola “suicidio”, infatti il suicidio non è stato ancora accertato, così come stupisce che qualcuno scriva, “Ad un primo esame non ci sarebbero segni di violenza”.Considerando che il riconoscimento del corpo appare difficile, immagino che lo sia ancor di più stabilire se vi siano segni di violenza o no.Ma, naturalmente, io non sono un’esperta, mentre i giornalisti sì….
AGGIORNAMENTI: Computer Brenda trovato nel lavandino sommerso d’acqua, si indaga per omicidio.
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da Il Manifesto
IL RICATTO DELLE CLINICHE – di Sara Menafra
L’ex governatore del Lazio aveva deciso di tagliare tutti i finanziamenti alla principale clinica dell’imprenditore, la San Raffaele di Velletri.
Nell’ultima settimana, lo strano cambiamento. Prima le telefonate di Berlusconi che gli annunciavano il video coi trans. Poi il passo indietro: «Sulla sanità decide Silvio»
Oltre ai ricattatori, i carabinieri, le trans tutt’altro che affettuose, Piero Marrazzo ha da tempo un nemico: Giampaolo Angelucci, proprietario dei quotidiani Libero e Il Riformista, ma pure titolare di alcune importanti cliniche nel Lazio.
Un nemico che non aveva affatto gradito le scelte del governatore della regione Lazio in fatto di Sanità. E che adesso può stappare una bottiglia di champagne. Perché dieci giorni fa, Piero Marrazzo aveva annunciato che avrebbe tagliato del tutto i finanziamenti alla principale delle sue cliniche. La San Raffaele, di Velletri, che rischiava di dover chiudere in tronco. Ma adesso che Marrazzo non c’è più, e con lui è saltato il piano sanitario del Lazio, ha buone possibilità di salvare i soldi destinati alle sue aziende.
Vale la pena di mettere insieme tre questioni per poi tirare le conclusioni. La prima. Il quotidiano di Angelucci è fin dall’inizio tra i più informati sul video che ritrae l’ex governatore laziale in compagnia di una trans e di un certo quantitativo di cocaina. Ne parla con certezza fin dal primo giorno, quando esplode l’inchiesta. I cronisti di Libero due giorni fa hanno anche raccontato di aver visto il filmato già a metà estate. Per poi scegliere di non acquistarlo perché le immagini del governatore «non erano chiare». Leggi il seguito di questo post »
Di Wildgreta
Da qualche giorno non si parla d’altro che di una lista con dodici nomi che circolerebbe nelle redazioni dei giornali.Dodici personaggi in vista che avrebbero avuto a che fare con i carabinieri ricattatori, con i transessuali, e tutto il resto. Ripetendo ancora una volta che non voglio partecipare al “banchetto” sulle miserie umane delle vittime di questo tipo di ricatti, ritengo che sia meglio venga fuori tutto ciò che deve venire fuori, anche se questo potrebbe far sprofondare altri nell’abisso.Infatti, ritengo che chi accetta di occupare posti di responsabilità, dovrebbe avere almeno l’accortezza di non rendersi vulnerabile ai ricatti, non dovrebbe fare uso di droghe e, possibilmente, non dovrebbe fare pubblicamente il paladino della famiglia tradizionale, scagliarsi contro le coppie di fatto, e tutto il corollario di luoghi comuni a cui siamo stati abituati in questi anni dai partiti di destra e da qualche esponente di sinistra molto attento a non ferire la sensibilità del Vaticano. Insomma, se si vuole fare i paladini, non si può avere una doppia vita.
Comunque, siccome le notizie sulle presunte nuove vittime cominciano ad uscire, vi consiglio la lettura dei seguenti articoli:
(Brenda, il trans che afferma di non c’entrare nulla con il caso Marrazzo.Copyright Ansa)
Spiato, pedinato, controllato. La sua “debolezza” ha messo Piero Marrazzo nel mirino dei ricattatori il 2 luglio scorso, il giorno del blitz dei carabinieri nell’appartamento di via Gradoli. Ma è dal 2005 che il presidente del Lazio rischia di finire nei guai. Dal periodo precedente alla sua affermazione elettorale nella sfida con Francesco Storace. L’inchiesta si chiamava Laziogate e aveva scoperto un primo tentativo di screditare Marrazzo sorprendendolo «con un viado».
Quattro anni dopo, sempre nel periodo immediatamente precedente alle elezioni, la storia si è ripetuta. Con modalità così simili da apparire il secondo atto dello stesso piano.
E tutto gira intorno al quartiere Trionfale, dove opera la compagnia di carabinieri nella quale erano impegnati i quattro militari arrestati. Nel quartiere abitava, o almeno riceveva i clienti, il transessuale che quattro anni fa era stato indicato agli investigatori privati come una delle più assidue frequentazioni di Marrazzo. E nel quartiere si trovava anche l’abitazione di Pierpaolo Pasqua, il detective finito sotto inchiesta. Ora Pasqua spiega: «Ovviamente, non c’entro assolutamente nulla con quel che è successo negli ultimi giorni. Però dimostra un fatto: non volevamo “incastrare” Marrazzo a bella posta, ma avevamo solo raccolto voci confidenziali che non abbiamo neppure voluto utilizzare». Non si voleva, ribadisce Pasqua, mandare un transessuale a bella posta, per costruire uno scandalo a luci rosse che avrebbe costretto lo sfidante di Storace a capitolare.
L’ipotesi? «I carabinieri hanno indagato a lungo su di me. Se qualcuno, seguendomi, è arrivato alla mia stessa scoperta e ha pensato di poterla utilizzare per il proprio tornaconto non lo posso sapere con certezza. Dico che può essere un’ipotesi». Il trans a cui Pasqua era arrivato nel 2005 si faceva chiamare Veronica. Da un informatore era arrivato un numero di telefono. Ci fu anche il tentativo di un contatto, come un cliente qualsiasi. Poi l’iniziativa abortì. Perché? «Non ci interessava entrare fino a questo punto nel privato di Marrazzo», afferma Pasqua, ancora sotto processo per il Laziogate.
il secolo XIX 26 OTTOBRE 2009
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A Fiumicino i dipendenti applaudono
“Meglio falliti che in mano a questi banditi”. Questo lo slogan con cui i dipendenti di Alitalia riuniti a Fiumicino hanno esultato alla notizia del ritiro dell’offerta da parte della Cai, la nuova ipotetica Compagnia Aerea Italiana che avrebbe dovuto rilevare la compagnia di bandiera. “E’ la dimostrazione che la politica dell’aut aut non ha alcun valore”, hanno commentato. “Ora il commissario dovrà trovare un altro modo per rialzare le sorti della compagnia”.
Ha un cappio al collo e un cartello con su scritto “Ecco la cordata italiana”. È una dipendente di Alitalia che sta manifestando davanti al ministero della solidarietà sociale di via Fornovo dove è in corso il tavolo di trattative tra sindacati e Cai, la compagnia nata dalle ceneri di Alitalia. Leggi il seguito di questo post »
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