ELEZIONI EUROPEE,RISULATATI DEFINITIVI PER REGIONI, COMUNI, PROVINCE
Un voto contro ma anche per di Marco Travaglio (da Micromega 3/2009)
Rivoterò per l’Italia dei Valori, come già nel 2006 e nel 2008. E per gli stessi motivi delle ultime due elezioni politiche. Ma con l’aggiunta di due nuovi. Quelli vecchi: com’era facile prevedere, il partito di Di Pietro – per quanto ancora troppo “personale” e poco collegiale e scarsamente selettivo in alcune scelte di classe dirigente, specialmente a livello locale – è l’unica reale opposizione presente in Parlamento contro il regime berlusconiano. Il solo partito che si sia davvero battuto nelle aule parlamentari contro il cosiddetto Lodo Alfano e le altre leggi-vergogna (ammazza-intercettazioni e bavaglio alla stampa in primis), contro lo scandalo Cai-Alitalia, contro le nuove minacce a quel che resta della libertà d’informazione. Ma anche per un’altra causa che ritengo fondamentale per la storia di questi anni: la richiesta di verità sulla fogna politico-giudiziaria di Catanzaro, che ha inghiottito l’uno dopo l’altro onesti servitori dello Stato come Luigi de Magistris, Gioacchino Genchi, Clementina Forleo e i pm salernitani Apicella, Nuzzi e Verasani, il capitano Pasquale Zacheo (per non parlare di un giornalista coraggioso come Carlo Vulpio). Su questi fronti il Pd ha fatto il pesce in barile, mentre troppo spesso le formazioni della sinistra radicale (con la lodevole eccezione di Claudio Fava e pochi altri) parlavano d’altro. Soltanto una pesante sconfitta del Partito democratico, ancora prigioniero della linea del “dialogo” col regime, cioè dell’inciucio, direi quasi della sindrome di Stoccolma, può accelerare l’azzeramento della classe dirigente del centrosinistra e assicurare all’Italia qualche speranza di uscire dall’incubo. E ora le novità, anzi le piacevoli sorprese. Di Pietro e Leoluca Orlando hanno avviato, modificando lo statuto dell’Idv, uno sforzo – che mi auguro proseguirà con iniziative più stringenti – per trasformare un movimento personale in un partito vero e proprio, con regole interne di completa democrazia e trasparenza, anche nella gestione dei finanziamenti pubblici e della selezione delle classi dirigenti. E poi hanno saputo spalancare le sue liste a esponenti della società civile, al punto da candidare quasi tutti personaggi esterni alla nomenklatura dell’Idv: da De Magistris a Vulpio, da Zipponi a Sonia Alfano, da Brutti a Vattimo, da Tranfaglia a Pressburger, da Arlacchi all’avvocato Pesce a Gloria Bardi. Resta il vizio di qualche candidatura spot di troppo (come la hostess Alitalia) e di un paio di riciclati che si potevano evitare, ma nel panorama italiota si tratta di pagliuzze, non di travi. I sondaggi indicano che molti italiani, anche tra le fasce più scolarizzate, apprezzano. Spetterà a Di Pietro evitare di ricadere negli errori del passato e non deludere i tanti che, prevedibilmente, gli daranno fiducia. Spetterà ai suoi nuovi compagni di strada aiutarlo a non sbagliare di nuovo.
DI ROBERTA LERICI
Ritengo molto importante questo voto. Gli ultimi avvenimenti che sotto forma di gossip hanno svelato la vera natura del potere, ci dimostrano quanto sia importante invertire la rotta. Ritengo, infatti, che non ci sia alcuna speranza di rinascita per il nostro paese se le regole non cambiano e se la gestione personalistica del potere non viene fermata. Berlusconi ed il suo governo hanno distrutto in pochi mesi tante certezze che tutti noi credevamo incrollabili. Oggi abbiamo una scuola pubblica senza più fondi, una compagnia aerea svenduta a qualche amico, una disoccupazione galoppante, migliaia di esercizi commericali e fabbriche che hanno chiuso, una crisi economica che non cenna a fermarsi, una crisi dei rifiuti non risolta (i rifiuti in Campania sono stati spostati a Ferrandelle), con una serie di inchieste che hanno portato a decine di arresti. L’informazione è completamente controllata, e milioni di cittadini pagano gli svaghi degli uomini di potere. Berlusconi dice che la gente lo voterà di nuovo perchè forse pensa che di Noemi non importi nulla a nessuno. Io, invece, credo che Noemi sia il simbolo di un sistema dove ormai tutto è permesso.CONTINUA A LEGGERE
(il filosofo Gianni vattimo candidato IDV )
Ma cosa rappresenta Di Pietro?
Il filosofo Gianni Vattimo, candidato con Di Pietro nel Nordovest: «In Europa per cambiare anche l’Italia»
L’Eco di Bergamo, 30 maggio 2009. Intervista di Mino Carrara
Lei non è il solo intellettuale che si è schierato con l’ex pm, tra gli altri ci sono Nicola Tranfaglia, Pancho Pardi e Giorgio Pressburger.
«Non sono stato sollecitato ad aderire all’Italia dei Valori: anzi, avevo deciso di votare Di Pietro prima ancora di diventare candidato».
Ma come mai ha scelto Di Pietro visto che lei dopo l’uscita dai Ds ha avuto una svolta marxista?
«Non sapevo più dove sbattere la testa. Le opposizioni attuali, anche quelle di sinistra con cui ho delle affinità, sono o troppo deboli o troppo divise. Scegliendo Di Pietro, ho pensato alle persone come me che non si fidano del Pd, troppo composito, e delle sinistre estreme troppo settarie. Faccio questa scelta per quelli che altrimenti si asterrebbero».
Ma cosa rappresenta Di Pietro?
«Un partito non ideologicamente connotato e io mi presento come uno che ha riscoperto gli ideali del comunismo. Del resto quando Berlusconi dice che la Costituzione italiana l’hanno scritta i comunisti e i cattolici di sinistra ha ragione ed è proprio per questo che la Carta merita di essere difesa. Se Di Pietro tiene alla Costituzione e alla legalità, è un bel progetto di Repubblica socialista. Inoltre spero che dopo le elezioni Di Pietro diventi il nocciolo della ricostituzione di un’opposizione credibile».
Quanto ha pesato l’antiberlusconismo?
«Chi lo sa? Comunque molto».
Lei conta su Di Pietro come nocciolo dell’opposizione: campane a morto per il Pd? «Non credo che avverrà il tracollo ipotizzato. Il Pd rimane pur sempre il più grande partito di opposizione».
Stiamo per andare alle urne per le Europee, ma di Europa non si parla e non solo in Italia.
«È vero. Il popolo esercita il potere nelle elezioni nazionali, quindi immaginiamo quanto è difficile mandare la gente alle urne per le Europee. È un circolo vizioso che deve essere rotto con il varo di una Costituzione europea che va approvata dai singoli Stati, ma tutti sono un po’ gelosi».
Superare gelosie ed egoismi non è facile soprattutto tra nazioni che per secoli si sono combattute.
«Uno dei successi dell’Ue è avere dato il più lungo periodo di pace. Comunque teniamo presente che a uno Stato federale saremo costretti ad arrivarci soprattutto dal fatto che stanno nascendo altre superpotenze, dalla Cina all’india. I problemi ambientali, per esempio, possono essere regolati solo internazionalmente».
A quale Europa pensa: a quella dei popoli di cui parla la Lega o a quella di Zapatero?
«Avremmo bisogno di un’Europa federale il più possibile autorevole nei confronti degli Stati nazionali. Abbiamo un problema di politiche fiscali: ogni Paese vuole difendere i propri privilegi. Occorre una legislazione europea che garantisca quell’eguaglianza che possa giovare economicamente: se non ci saranno più i paradisi fiscali, ci sarà una competizione più autentica. La stessa lotta alla criminalità deve avere una dimensione europea. Come si fa a combattere la mafia che ha una dimensione sovranazionale, se noi abbiamo il problema della rogatoria?».
Il suo ultimo libro si intitola «Addio alla verità». Ma senza la verità cosa resta all’uomo?
«È un titolo un po’ provocatorio e parte dalla frase di Dostoevskij “se dovessi scegliere tra Gesù Cristo e la verità sceglierei Gesù Cristo”. Le verità assolute sono più un pericolo che un vantaggio. Kant diceva che bisogna difendersi dall’invadenza dei saperi positivi che rendono impossibile credere in Dio. Ecco perché voglio dare l’addio alla verità per non permettere alle verità positive dimostrabili e dimostrate di dominare e rendere impossibile la vita sociale. Se ciascun gruppo crede di avere la verità assoluta alla fine ci si scanna».
Ieri ho partecipato alla manifestazione “Informare per Resistere” a Palermo insieme a Sonia Alfano, Beppe Grillo, Gioacchino Genchi e Luigi de Magistris.
La Piazza e la Rete erano gremite di cittadini. Parlando ho notato molte facce stupite, emozionate ed incredule di fronte ad alcune mie affermazioni. Non perché non condividessero, anzi, mi hanno più volte applaudito, ma perché forse per la prima volta sentivano campane diverse da quelle dell’informazione di regime.
Qualcosa si sta muovendo, e si muoverà solo recuperando un rapporto diretto con i cittadini, ossia attraverso la Piazza.
COME MAI HANNO FATTO DELLE LISTE ? IN TUTTO IL MATERIALE DI PROPAGANDA ELETTORALE, L’UNICO CANDIDATO E’ BERLUSCONI.
MANDATE UNA CARTOLINA!
EUROPEE: NON TORNO IN MAGISTRATURA ANCHE SE NON ELETTO
(AGI) – Roma, 18 mar. – “Per me questa e’ una scelta di vita.
Ho passato da poco i 40 anni e finora ho fatto il magistrato.
Adesso seguo un nuovo progetto di vita e la mia e’ una scelta irreversibile, anche qualora non dovessi essere eletto”. Cosi’ il pm Luigi de Magistris in conferenza stampa spiega che non tornera’ in magistratura anche se non dovesse essere eletto con l’Idv alle prossime elezioni europee. “La mia scelta”, ha spiegato, “e’ una sorta di sconfitta della magistratura. Il mio sogno e’ sempre stato di fare il magistrato. Ma da un’apparente sconfitta ho capito di avere una grande opportunita’.
Candidandomi con l’Idv posso fare qualcosa per il mio Paese, per il bene pubblico. Anche perche’ stanno svuotando la Costituzione e c’e’ bisogno di fare comprendere all’Europa com’e’ a rischio la nostra democrazia dove ormai c’e’ la criminalizzazione del dissenso e si tende al pensiero unico”.
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