di Wildgreta
Se, in fondo, Daniela Santanchè ha convinto un milione di persone a credere nelle suo proposte a base di mutui sociali, pur avendo una casa dal lusso sfrenato a base di suppellettili fatte con pelli di animali in via di estinzione (poltrone di coccodrillo, coperte di pelle di lince, tappeti zebrati), un uomo di sinistra come Veltroni potrebbe anche essere stato penalizzato dall’uso esagerato di termini di importazione americana che nulla hanno a che vedere con la realtà italiana. Non si può trasformare un ultimo piano nel cuore del centro storico di Roma, in un loft dell’Upper Side di Manhattan neppure con la più fervida immaginazione. Ecco, allora, che usare il termine “Loft” per il quartier generale di un leader politico, suona un po’ provinciale, per non dire ridicolo.
Quando ero piccola, ricordo che l’attesa dell’esito delle elezioni si consumava sotto Botteghe Oscure. Ricordo che Berlinguer, a un certo punto si affacciava e salutava la folla che si era radunata davanti al portone. C’erano le bandiere, c’era gioia e c’era una sorta di “grazia” nell’annunciare le sconfitte o le vittorie. Era assente la spocchia, quel “mettersi un gradino sopra tutti”. Ho nostalgia di quell’aria, più semplice, meno “se fossi nato in America, chissà dove sarei ora”. Ne parlo con dispiacere. Dispiacere per come ci si pone nei confronti delle persone che vogliono credere in qualcosa, che vorrebbero avere ancora degli ideali, che avrebbero voglia di “riconoscersi in te”, oltre ad avere delle risposte ai loro problemi quotidiani.
In uno dei comizi della campagna elettorale del Partito Democratico, è stato chiamato addirittura un catering. Dopo aver ascoltato gli interventi dei candidati, il pubblico ha visto spuntare camerieri in guanti bianchi che hanno estratto tavoli e tovaglie per apparecchiare una gigantesca tavola su cui è stato portato di tutto: davvero un banchetto sontuoso. Il pubblico è apparso incredulo: dalle Feste de L’unità a base di salsicce ai banchetti col catering, forse il salto è apparso eccessivo. (ma forse è stato un episodio isolato)
Su di noi hanno effetto i gesti, ma soprattutto le parole, quindi non serve andare a pranzo dalle famiglie, è importante quello che si dice alle famiglie, quello che si pensa delle famiglie, quello che si trasmette alle famiglie. Quelle famiglie che sono ormai preda dell’incubo di come pagare le bollette e, nel profondo, non credono più a nessuno. Sono state tre le agenzie pubblicitarie impegnate a trasmettere il messaggio-Veltroni. Testimonial importanti, poi, si sono spesi per impedire che accadesse l’irreparabile: altri cinque anni di Berlusconi. Veltroni ha attuato un rinnovamento di uomini e donne all’interno del partito, ma molti dei candidati scelti non hanno fatto nulla nella loro vita per meritare di rappresentarci, o almeno nessuno di noi è venuto a saperlo. A cosa serve sbandierare la candidatura “blindata” di Marianna Madia che non ha nessuna competenza specifica e che nessuno di noi conosce? E se proprio si voleva apparire un partito diverso, non sarebbe stato meglio evitare la brutta figura fatta escludendo inizialmente Lumia? E non si poteva evitare di far fare lo sciopero della fame a Pannella? E perché devo sentire Rosy Bindi dire a Porta a Porta che l’immissione dei radicali ha penalizzato il PD? Non sa, Rosy Bindi, che a nessuno di noi è andata giù la Binetti? E perché non nominare quasi mai Di PIETRO che, pure, è stato un alleato prezioso, visti i consensi che poi ha ricevuto?
Ecco perché Veltroni non ha ottenuto maggiori consensi, la sua idea di “partito nuovo”, è suonata vera, ma anche finta.
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Veltroni, tutti gli errori del PD: un partito che ha solo un vertice poggiato su un tappeto rosso
29 aprile 2008 — wildgreta(il compagno Silvio)
di Wildgreta
La comunicazioni e il linguaggio del Partito Democratico
Innanzitutto, trasformare i termini politici di uso comune in chiave snob ( o provinciale) ha creato una barriera con le fasce sociali meno elevate culturalmente: la sede del partito diventa il “loft”, la riunione diventa il “caminetto”, il governo ombra lo “shadow cabinet”. E non c’è neppure un bonario, “Walter è fatto così” tra gli elettori del PD, ma soltanto un “Veltroni è un despota” sintesi di giudizio espressa dalla base, che “base” non è, se di colpo il partito si è accorto di avere soltanto un “vertice” che si è ritenuto non avesse bisogno di pilastri su cui reggersi. La annunciata partecipazione di tutti alla costruzione del partito democratico con le primarie, si è rivelata poi una presa in giro. Molte delle personalità di spicco chiamate a raccogliere consensi allora, sono state messe da parte una volta che si è trattato di scegliere le candidature. Ad un professionista toscano che aveva ricevuto moltissimi voti alle primarie, è stato detto:”Mi dispiace, le candidature per le politiche sono blindate”.
Ragazze capolista
Le Walter’Angels sparse un po’ in tutta Italia, hanno scalzato personalità di spicco legate al territorio senza avere nessun merito se non quello di piacere a Walter (in quale senso dovrebbe spiegarcelo lui). E’ stato così nel Lazio e in Campania e forse anche da qualche altra parte.
Ma Walter voleva “rinnovare“, e per farlo, forse ha guardato solo la carta di identità e la fotografia, quasi a dire:”Sei giovane e carina, puoi rappresentare il popolo”. Se le avesse mandate tutte in televisione, avrebbe fatto meno danni a se stesso e al paese.
L’errore di voler piacere a tutti
Con la sua smania di piacere al centro, a sinistra e a destra, Veltroni è riuscito a non piacere quasi a nessuno. Neppure a quelli che nel PD hanno voluto credere comunque, perdonandone anche gli errori. Lo hanno votato in molti, ma più per il bisogno di credere in qualcosa, che per convinzione. Leggi il seguito di questo post »
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