Risultati elezioni amministrative: tutte le agenzie alle 19,45

ROMA: VELTRONI, SCONFITTA MOLTO GRAVE E PESANTE MA RINGRAZIO RUTELLI

Roma, 28 apr. – (Adnkronos) – “Analizzeremo i dati e cercheremo di comprenderli, ancora e presto. Ma gia’ c’e’ un elemento su cui riflettere: ci sono circa 100mila elettori del centrosinistra che si sono astenuti al ballottaggio”. E’ quanto osserva Francesco Rutelli, commentando la sconfitta nel voto per il Campidoglio, nella sede del suo comitato elettorale.

ROMA: ZINGARETTI, DA PARTE MIA CI SARA’ COLLABORAZIONE CON ALEMANNO

DIFENDERO’ INTERESSI GENERALI

Roma, 28 apr. (Adnkronos) – “Difendero’ gli interessi generali, saro’ il presidente di tutti. E con il sindaco Alemanno, da parte mia ci sara’ collaborazione”. E’ quanto ha dichiarato il neo presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.
 

ROMA: ALEMANNO A ZINGARETTI, COABITEREMO CON LEALTA’

Roma, 28 apr. (Adnkronos) – “Sembra che dobbiamo coabitare”. Cosi’ Gianni Alemanno al telefono con il candidato del centrosinistra alla Provincia di Roma Nicola Zingaretti. “Lo faremo con lealta’”, ha concluso Alemanno congratulandosi e facendo gli auguri a Zingaretti.

ROMA: ISABELLA ALEMANNO, RISULTATO STRAORDINARIO

Roma, 28 apr. – (Adnkronos) – “E’ veramente un risultato straordinario, che va al di sopra delle aspettative di vittoria”. Questo il commento della moglie del candidato sindaco del Pdl Gianni Alemanno, Isabella Rauti.

 
ROMA: ALEMANNO, MIO PRIMO IMPEGNO SICUREZZA E LOTTA AL DEGRADO

DOPO AVER INCONTRATO MARITO SIGNORA REGGIANI, ANDRO’ DAL PREFETTO

Roma, 28 apr. (Adnkronos) – ”La priorita’ per noi e’ la sicurezza. Dopo essere andato a trovare il marito della signora Reggiani per dirgli ‘mai piu” una cosa simile, andro’ dal prefetto. Il mio primo impegno sara’ la lotta al degrado”. Cosi’ Gianni Alemanno, intervistato al tg ‘La7’ circa il suo primo impegno da neo sindaco della Capitale.

 Bondi perde a Massa

(Reuters) Asti. «Grazie agli astigiani per non averci tradito e per aver creduto nella nostra squadra». È questo il primo commento a caldo della neo presidente della Provincia di Asti, Maria Teresa Armosino che dopo aver riconquistato due settimane fa il seggio in Parlamento per il Pdl, ha battuto al ballottaggio lo sfidande del Pd, Roberto Peretti, conquistando il 58% dei consensi.
«È stata una campagna elettorale, soprattutto nelle ultime due settimane, fatta all’insegna della denigrazione personale nei miei confronti – ha rilevato la neo presidente – ma questo si è tramutato in un boomerang per chi l’ha fatta. Ora sappiano che la strada è in salita, ma siamo pronti a lavorare con grande senso di responsabilitá per rispondere alle aspettative, che sono molte, degli astigiani».
Per nulla preoccupata dal doppio incarico Maria Teresa Armosino, che annuncia tra i primi atti della sua amministrazione il licenziamento del bilancio giá approvato dalla precedente Giunta e una deliberazione in tema ambientale «perché Cerro deve essere l’ultima discarica di tipo tradizionale», fa sapere che «l’essere presidente della Provincia e parlamentare non mi spaventa, anzi, sono convinta che sarà un fatto positivo».
Massa Carrara. Osvaldo Angeli, Presidente della Provincia uscente e candidato per il Partito Democratico, vince il difficile confronto con Sandro Bondi, conquistando il 57,49% degli elettori. Per Bondi solo un 42,51%. Un voto che tiene ben salda nelle mani del centro sinistra la Provincia apuana, mai conquistata dal centro destra e che sembrava, dopo la candidatura del numero due di Forza Italia, in discussione.
«Una bella vittoria – ha detto Angeli nella sala della Presidenza, contornato dai suoi fedelissimi – che conferma la fiducia, dà un giudizio su quello che abbiamo fatto e che mi dà maggiore responsabilità per portare a termine e concretizzare quei lavori per cui ho chiesto il voto nella campagna elettorale. Al voto della coalizione che rappresentavo credo si sia unito il voto di quella sinistra con cui non c’è stato apparentamento e che credo abbia scelto di votarmi, sia per la qualità del governo, ma anche per una scelta politica, per non consegnare questa provincia per la prima volta al centro destra».

Foggia. Secondo i dati parziali (655 sezioni su 693) diffusi dal Ministero dell’Interno relativi al ballottaggio per l’elezione del presidente della Provincia di Foggia, il Candidato del PD, Francesco Paolo Campo é al 45,7% mentre il candidato del Pdl, Antonio Pepe, è al 54,2%.
Catanzaro. Per la quarta volta consecutiva da quando esiste l’elezione diretta del presidente della Provincia, il centrodestra conquista Catanzaro e sempre con un candidato proveniente da Alleanza nazionale. A Giuseppe Martino (1995-1999) e Michele Traversa (1999-2004 e 2004-2008) succede Wanda Ferro, già segretario provinciale di An e assessore al Comune di Catanzaro, 40 anni, da sempre impegnata in politica. Può essere considerata il ‘delfino’ del presidente uscente Michele Traversa, del quale era collaboratrice nell’ufficio di presidenza. Netta la vittoria della candidata del Popolo delle libertà (59,7%), contro Pierino Amato, candidato del Partito democratico.

Roma. In base ai risultati provvisori degli scrutini relativi al ballottaggio per la Provincia di Roma, dopo lo spoglio delle schede di 3.136 sezioni su 3.725, Nicola Zingaretti (Pd), candidato della coalizione di centrosinistra, é attualmente attestato al 51,7% contro il 48,3% del suo avversario, Alfredo Antoniozzi (Pdl).

Sinistra Arcobaleno, l’esercito dei senza lavoro

Aldo Garzia, 22 aprile 2008, 12:55

Politica Sono all’incirca 180 i dipendenti dei partiti della sinistra che da martedì prossimo rischiano di andare a ingrossare le file dei disoccupati in seguito alla scomparsa parlamentare sancita dalle urne. Un precedente simile ci fu dopo Tangentopoli e si rispose con provvedimenti ad hoc a carico del bilancio di Camera e Senato Leggi il seguito di questo post »

Veltroni analizza il voto: “Sconfitta, ma anche miracolo”

In una lunga intervista di Massimo Giannini su Repubblica di oggi, Walter Veltroni analizza i motivi della sconfitta alle elezioni, commenta i risultati degli altri partiti, spiega le strategie dell’opposizione.”Io non ho alcuna difficoltà a parlare di sconfitta – dice Veltroni – Ma attenzione. La sconfitta c’è stata nella sfida per il governo: ero il primo a sapere che questa era una missione difficilissima, che non era certo facile vincere in soli quattro mesi invertendo una tendenza negativa consolidata in due anni. Ma se guardiamo alla costruzione di una grande forza riformista, allora non si può proprio parlare di sconfitta: è stato un miracolo, perché oggi quella forza ha recuperato più di 10 punti, esiste ed è finalmente una realtà del Paese”. Leggi il seguito di questo post »

Elezioni, Pedica IDV: 70 parlamentari sgraditi

di Stefano Pedica

Abbiamo terminato una campagna elettorale lunga e faticosa ma siamo soddisfatti. Sono stato eletto senatore, e per questo ringrazio tutti i centotrentamila elettori del Lazio.

Come Italia dei Valori ci dobbiamo impegnare ad abbattere ancora di più i costi della politica. Vogliamo che venga finalmente eliminato il vitalizio ai politici e che sia trasformato in un fondo di solidarietà. Dobbiamo fare in modo che questo fondo sia costituito non solo dai vitalizi dei Parlamentari, ma anche da quello dei Consiglieri regionali, dato che questi ne hanno diritto anche con un giorno solo di lavoro. Leggi il seguito di questo post »

Manifesti elettorali: quelli del Partito Socialista che nessuno ha visto perchè oscurati dalle “facce da c” di Milly D’Abbraccio

 

   

 

 

 

 

 “Basta con i soliti manifesti tutti uguali, basta con le solite facce da c… in politica è ora di cambiare facce”.

Questo il motto gridato da Milly D’Abbraccio nei suoi manifesti elettorali. In primo piano il suo sedere, diverso a suo dire dalle solite facce da c….

L’entourage di Milly ha predisposto la stampa di 7mila manifesti, da affiggere nei quartieri Appio, Tuscolano e Cinecittà, dove la porrnostar (vero nome Emilia Cucciniello) è candidata nelle liste del PS. Il suo partito non ha gradito e con una nota ha comunicato: “La signora D’Abbraccio rimane un candidato circoscrizionale e non è una candidatura strategica. Ci auguriamo vivamente che abbia il buon gusto di rimuovere al più presto quei manifesti e di non perseverare nell’affissione”. Resta il fatto che in questi giorni 7mila sederi di Milly campeggiano nella capitale.

Quei manifesti un errore: ha sbagliato il mio grafico
Milly D’Abbraccio si scusa con Boselli
mercoledì 9 aprile 2008
“Mi scuso pubblicamente con Enrico Boselli – dichiara Milly D’Abbraccio , dopo le polemiche per l’affissione dei manifesti elettorali a Roma – ha ragione quei manifesti non andavano realizzati in quel modo e soprattutto non andavano affissi. Ha sbagliato il mio grafico: l’idea era quella di utilizzare un soggetto maschile, per rendere esplicita una provocazione sulla casta e l’arroganza della politica. Invece il grafico ha equivocato ed è uscito un manifesto concepito in quel modo. Mi scuso davvero, spero di non aver danneggiato il mio partito, utilizzandone il marchio senza neanche averne chiesto l’autorizzazione”.

Elezioni, ha perso la sinistra…”ma anche” il loft

 

 di Wildgreta
Se, in fondo, Daniela  Santanchè ha convinto un milione di persone a credere nelle suo proposte a base di mutui sociali, pur avendo una casa dal  lusso sfrenato a base di suppellettili fatte con pelli di animali in via di estinzione (poltrone di coccodrillo, coperte di pelle di lince, tappeti zebrati), un uomo di sinistra come Veltroni potrebbe anche essere stato penalizzato dall’uso esagerato di termini di importazione americana che nulla hanno a che vedere con la realtà italiana. Non si può trasformare un ultimo piano nel cuore del centro storico di Roma, in un loft  dell’Upper Side di Manhattan neppure con la più fervida immaginazione. Ecco, allora, che usare il termine “Loft” per il quartier generale di un leader politico, suona un po’ provinciale, per non dire ridicolo.
Quando ero piccola,  ricordo che l’attesa dell’esito delle elezioni si consumava sotto Botteghe Oscure. Ricordo che Berlinguer, a un certo punto si affacciava e salutava la folla che si era radunata davanti al portone.  C’erano le bandiere, c’era gioia e c’era una sorta di “grazia” nell’annunciare le sconfitte o le vittorie. Era assente la spocchia, quel “mettersi un gradino sopra tutti”. Ho nostalgia di quell’aria, più semplice, meno “se fossi nato in America, chissà dove sarei ora”. Ne parlo con dispiacere. Dispiacere per come ci si pone nei confronti delle persone che vogliono credere in qualcosa, che vorrebbero avere ancora degli ideali, che avrebbero voglia di “riconoscersi in te”, oltre ad avere delle risposte ai loro problemi quotidiani.
In uno dei comizi della campagna elettorale del Partito Democratico, è stato chiamato addirittura un catering. Dopo aver ascoltato gli interventi dei candidati, il pubblico ha visto spuntare camerieri in guanti bianchi che hanno estratto tavoli e tovaglie per apparecchiare una gigantesca tavola su cui è stato portato di tutto: davvero un banchetto sontuoso.  Il pubblico è apparso incredulo: dalle Feste de L’unità a base di salsicce ai banchetti col catering, forse il salto è apparso eccessivo. (ma forse è stato un episodio isolato)
Su di noi hanno effetto i gesti, ma soprattutto le parole, quindi non serve andare a pranzo dalle famiglie, è importante quello che si dice alle famiglie, quello che si pensa delle famiglie, quello che si trasmette alle famiglie. Quelle famiglie che sono ormai preda dell’incubo di come pagare le bollette e, nel profondo, non credono più a nessuno. Sono state tre le agenzie pubblicitarie impegnate a trasmettere il messaggio-Veltroni. Testimonial importanti, poi, si sono spesi per impedire che accadesse l’irreparabile: altri cinque anni di Berlusconi. Veltroni ha attuato un rinnovamento di uomini e donne all’interno del partito, ma molti dei candidati scelti non hanno fatto nulla nella loro vita per meritare di rappresentarci, o almeno nessuno di noi è venuto a saperlo. A cosa serve sbandierare la candidatura “blindata” di Marianna Madia che non ha nessuna competenza specifica e che nessuno di noi conosce? E se proprio si voleva apparire un partito diverso, non sarebbe stato meglio evitare la brutta figura fatta escludendo inizialmente Lumia? E non si poteva evitare di far fare lo sciopero della fame a Pannella? E perché devo sentire Rosy Bindi dire a Porta a Porta che l’immissione dei radicali ha penalizzato il PD? Non sa, Rosy Bindi, che a nessuno di noi è andata giù la Binetti? E perché non nominare quasi mai Di PIETRO che, pure, è stato un alleato prezioso, visti i consensi che poi ha ricevuto?
Ecco perché Veltroni non ha ottenuto maggiori consensi, la sua idea di “partito nuovo”, è suonata vera, ma anche finta.

 

VOTO ’08: COME SI SONO SPOSTATI I VOTI

17/04/2008
17 Apr. – Come si sono spostati i voti degli italiani? E’ questa la domanda che si stanno ponendo nei partiti. In gergo tecnico si chiamano analisi dei flussi di voto: una roba da far venire l’allergia al solo pensiero. Numeri per paranoici. Noia allo stato puro.
Se non fosse che ci servono per fotografare l’umore degli elettori non militanti, degli indecisi. Nelle segreterie di partito, sulle percentuali tipo quelle che arrivano da uno studio della Poggi&Partners, si consuma il redde rationem: si vede chi ha lavorato bene in campagna elettorale e chi invece si è imboscato. Una percentuale storta e saltano le teste dei boss locali.Lo sanno bene dalle parti della Sinistra Arcobaleno: dove sono finiti i voti comunisti, socialisti e Verdi della tornata precedente? In termini complessivi sono finiti un po’ a Di Pietro, un bel po’ a Veltroni e un altro po’ all’astensione. Solo srotolando questo dato a livello regionale, ecco che spunta la Lega.

In Veneto, per esempio, il traghettamento Sinistra Arcobaleno-Lega schizza al 43%. In Lombardia l’esodo verso il Carroccio è più tenue: solo il 10%. La nuova scelta dell’elettorato di sinistra deluso è molto interessante. Prima perché conferma che scegliendo Di Pietro e Bossi gli operai sono più esposti all’insicurezza generale, provocata dall’immigrazione clandestina. (Tonino era una novità; sulla Lega i voti si erano già spostati nell’ultimo decennio). Secondo perché conferma che l’invito al voto utile ha azzoppato la sinistra radicale. Si potrebbe fare una terza analisi, stavolta in chiave antiberlusconiana: Di Pietro e Veltroni sono stati visti come la scelta più accreditata per allontanare il Cavaliere da Palazzo Chigi. Veniamo così a Silvio Berlusconi e al Popolo della Libertà. Dati nazionali alla mano, il PdL ha lasciato alla Lega un bel 9%, 3% al Movimento di Lombardo e 2,9% alla Destra della Santanchè. Di contro ha attirato il 39% dall’Udc di Casini e il 3,2% dal Pd di Veltroni.
Entriamo nel dettaglio regionale. Al Nord, è assai evidente l’interscambio PdL-Lega. E questo non è una novità: il via-vai di consensi tra Bossi e Berlusconi è una costante dalla discesa in campo di entrambi. Inedito invece è il fatto che il boom del Carroccio sia avvenuto dentro l’alleanza. I tempi sono maturi perché la Lega diventi il movimento territoriale del Popolo della Libertà, al pari della bavarese Csu con la Cdu. Berlusconi cede a Bossi il 17% in Lombardia e il 33% in Veneto. Cifre importanti ci sono anche in Friuli, in Trentino, in Piemonte e in Emilia. Una cessione analoga si registra anche in Sicilia a favore di Lombardo, che non pesca tanto dall’Udc ma appunto dal Popolo della Libertà. Per il resto Forza Italia, An e gli altri partiti del nuovo partito mantengono i vecchi consensi e nel rapporto dare-avere chiudono in attivo grazie ai nuovi arrivi dall’Udc. Qualcosa arriva anche da vecchi elettori della Margherita.
Restiamo su Casini. Secondo i dati della Poggi&Partners, un bel 39% dei vecchi elettori dell’Udc ha preferito il nuovo corso berlusconiano, sulla scia della decisione di Giovanardi. Ed è un dato uniforme in quasi tutta Italia: il dato nazionale infatti ferma lo spostamento da Casini a Berlusconi sul 3,4%. Casi estremi sono la Sicilia, dove l’emorragia è inesistente (solo 1,1); e la Liguria che invece cede l’86,3%. In Umbria il 50% di consenso fluttuante in quota Casini è andato a Silvio. Di contro, in Puglia, l’ex Presidente della Camera si prende il 10 dal PdL. Come compensano, i centristi, lo spostamento a destra? Pescando dai tanti margheritini delusi dall’operazione Partito Democratico: 3,4% in termini complessivi. Il dato è interessante in Piemonte (5,5%), in Veneto (4,4%), in Liguria (7,6%), in Emilia Romagna (6,5%). Un caso particolare è la Campania, dove all’Udc è finito il 38,4% delll’elettorato di Mastella. Il quale ha però guardato con maggiore convinzione al Popolo della Libertà (58,2%). In conclusione, si può dire che Casini si alleggerisce dei berlusconiani travestiti da udiccini e imbarca i vecchi popolari tramortiti dal doppio traghettamento Margherita-Partito democratico.
Capitolo Lega. Anche i flussi elettorali confermano la doppia anima del Carroccio: voto dei lavoratori da una parte e voto degli imprenditori dall’altra. facendo così emergere i due macro-temi vincenti: mano ferma con gli extracomunitari e lotta allo statalismo romano. I consensi operai del Veneto provengono dalle pmi e non dalla grande industria, quindi si tratta di lavoratori meno ideologizzati e meno sindacalizzati; sol sogno di poter mettersi in proprio. Diverso è il voto operaio dell’Emilia, dell’Umbria o della Liguria: qui c’entra in gran parte il discorso della sicurezza. Ultima considerazione sui leghisti: per loro l’invito al voto utile non ha presa.
Vediamo invece cos’è accaduto dalla parti del Partito Democratico. Il voto utile è servito per assorbire oltre un terzo degli ex voti della Sinistra Arcobaleno. E’ evidente in Piemonte (21,3%), in Emilia Romagna (18,7%), in Toscana (15%), in Umbria (36,7%), in Abruzzo (35,4%), in Puglia (20,5). Ed è strano essendoci un comunista alla guida della regione: evidentemente neanche Vendola è gradito ai compagni. L’exploit di nuovi arrivi ex rossi in Sicilia (68,6), in Calabria (50%) e nel LAzio (43,2) testimoniano quanto alla fine Veltroni sia molto più di sinistra di quello che volesse far credere in campagna elettorale. Il compagno Walter però deve stare un po’ sulle scatole a non pochi elettori ex Margherita. Il 3,4% ceduto a Casini e il 3,2 a Berlusconi arrivano tutti dall’area ex popolari. Il Viaggio Pd-PdL è evidente in Piemonte (5,1%), in Liguria (10,2) e in Sicilia (8,8%), in Abruzzo (8,4) e in Calabria (18,6%).
Chiudiamo con Di Pietro. Ha beneficiato grandemente dell’esodo comunista. Per tre motivi diversi tra loro: è duro sul fronte sicurezza; odia Berlusconi; è il collettore del grillismo. (L’Opinione)

Voto estero: la premonizione di Berlusconi

di Wildgreta

Oggi, ripensando a tutto quello che sono state queste giornate, mi è tornato in mente un articolo postato su questo blog l’8 aprile a proposito dell’intenzione di Berlusconi di fare come primo viaggio da “futuro presidente del consiglio”, proprio un viaggio ad Israele. (Sapeva già che avrebbe vinto). Allora mi domandavo come mai, in uno dei tanti comizi elettorali, avesse tirato fuori proprio la storia del viaggio in Israele. Non c’entrava nulla in quello che era il momento del bonus bebè e delle pensioni minime. Bene, oggi scopriamo che, proprio in Israele, il PDL ha ottenuto il 73% dei consensi.73%: un risultato da imperatore!  Domanda: i suoi sondaggisti avevano previsto anche che l’affermazione del PDL  in Israele sarebbe stata straordinaria?

Savona, 8 APRILE 2008
BERLUSCONI, IN ISRAELE PRIMO VIAGGIO DA PREMIER

Il primo viaggio che Silvio Berlusconi intende fare da presidente del Consiglio eletto e’ in Israele. Lo ha detto lo stesso leader Pdl, oggi a Savona nel corso di un comizio-fiume in cui ha affrontato diverse tematiche e parlato anche dei provvedimenti che adottera’ se tornera’ nuovamente al governo: tra questi, un adeguamento del bonus bebe’ da 1.500-2.000 euro “se i conti me lo consentiranno” e un adeguamento delle pensioni minime a 1.000 euro.

ELEZIONI: CAMERA ESTERO, IN ISRAELE PDL AL 73,3%

Roma, 15 apr. (Adnkronos) – Gli italiani residenti in Israele premiano il Popolo della Liberta’: il voto all’estero per la Camera fa infatti registrare il 73,32% per il Pdl. Distanziato il Partito democratico, con il 19,97%, a seguire Partito socialista (3,89%) e Udc (2,8%).

ELEZIONI: VOTO ALL’ESTERO, IN SVIZZERA IN VANTAGGIO VELTRONI. Di Pietro al 9,2%

 

Berna, 15 apr. – (Adnkronos/Ats) – Prosegue molto a rilento lo spoglio del voto degli italiani all’estero che hanno preso parte alle legislative di domenica e lunedi’. Stando a un dato ancora provvisorio (800 seggi su 1300) riguardante il Senato, il Popolo della liberta’ (Pdl) di Berlusconi ottiene il 34,7%, il Partito democratico (Pd) di Veltroni il 34,2. Quindi una sostanziale parita’, al contrario del risultato per la sola Svizzera dove (88 sezioni su 172), il Pd vince con il 46,7% dei consensi, contro il 31,4 del Pdl. La vittoria della coalizione di Veltroni in Svizzera appare assai piu’ netta se si aggiungono i voti dell’Italia dei valori di Antonio di Pietro (9,2%).

Di Pietro: “Io decisivo, Veltroni mi rispetti”

Il leader dell’Idv: “Un errore cercare di nascondermi”
“Carta canta, il nostro è un risultato eccezionale”

di LIANA MILELLA

 ROMA – “Se c’è un partito che ha vinto quello è l’Idv. Abbiamo fatto tutto quello che potevamo per ottenere la maggioranza e se non ce l’abbiamo in tasca non è colpa nostra”. Poi più avanti: “Il nostro è un risultato eccezionale”. E ancora: “Nel giro di pochi anni, dall’essere il brutto anatroccolo, siamo diventati un tassello fondamentale dell’area riformista per garantire l’alternativa e l’alternanza a Berlusconi”. Antonio Di Pietro non può che essere soddisfatto. I numeri della sua vittoria personale gli arrivano con la prima proiezione delle 15. L’Italia dei valori, dal 2,3% della Camera e dal 2,9 del Senato acquisiti nel 2006, schizza al 5,1 per cento. Col passare delle ore, a palazzo Madama, si attesta al 5. Nel suo quartier generale, in via di Santa Maria in Via a un passo da Montecitorio, l’entusiasmo è alle stelle. Leoluca Orlando, Massimo Donadi, Silvana Mura quasi stentano a credere ai risultati.

Il fondatore e leader non c’è. La vulgata ufficiale lo vuole a Curno, il paese del bergamasco dove risiede. Ma l’ex pm simbolo di Mani pulite a Repubblica svela dove si nasconde: “Sono a casa a Roma, coi miei figli. Da domani lavorerò “h 24” (nel linguaggio delle scorte significa per tutta la giornata, ndr), ma ora devo dedicare a loro la serata di gioia”. Poi la prima battuta che dà il mood della giornata: “D’adesso in avanti sarà difficile spegnerci”.

Un’ora dopo, quando la tv rende pubblico il primo risultato del Senato in Molise, un’incontenibile esplosione perché l’Idv si attesta al 26,2 e il Pd si ferma al 18,4. Un sorpasso frutto di maratone estenuanti nella sua terra. Subito dopo prevale la freddezza dell’analisi: “Avevo tre senatori, ne eleggo 17. Da 16 deputati ne porto a casa 29 o 30. Carta canta. In un anno e mezzo raddoppiare i voti alla Camera e triplicarli al Senato significa rappresentare una realtà che non può essere annessa, ma una componente fondante di un processo costituente”.


Parole di plauso, ma anche di rampogna per Veltroni: “Gli va dato il grande merito, in due mesi, di aver recuperato 20 punti di distacco e aver condotto il partito al 35 per cento. Gli italiani gli devono essere grati per aver ridotto la frammentazione politica pur privandosi di socialisti e sinistra. Riconosco la sua leadership, ma respingo l’annessione. In Parlamento l’Idv vuole mantenere la sua visibilità. Accetto il gruppo unico, ma si chiami Pd-Idv, condividendo le responsabilità e rispettando le performance di ciascuno”.

Annessione, confluenza, scioglimento. Nel Pd ovviamente. Sono queste le parole cui Di Pietro contrappone “la pari dignità”. Qui si scatena la polemica con Veltroni: “Deve riflettere sul perché, in 40 giorni di campagna elettorale, ha sofferto di una sostanziale dimenticanza. Non ha mai nominato il mio partito, salvo che non lo sollecitassero i giornalisti. Io invece, in ogni comizio, dichiarazione, intervista, ho sempre messo al primo posto l’alleanza, la convergenza nel programma e ho riconosciuto lui come candidato leader, quel ruolo che oggi gli riconosco come capo dell’opposizione”.

Sul futuro Di Pietro non ha dubbi: “Con Veltroni faremo una ferma opposizione per non lasciare il Paese nelle mani di Berlusconi, un capo di governo di cui diffidiamo e che non penserà a tutti gli italiani ma solo ad alcuni di essi”. Non è l’annuncio di una rivolta, ma di una strategia: “Rispettiamo il voto, loro hanno il dovere di governare ma noi di fermare derive populiste, illiberali, prevaricatorie”. Dunque, un ruolo che l’ex pm definisce “non di Giamburrasca, ma di opposizione costruttiva e non a prescindere, guardando legge per legge e contro qualsiasi inciucio”.

Del Cavaliere Di Pietro già disegna le iniziative: “M’immagino già quanti sfracelli voglia fare, ma non accetteremo limature alle sue leggi illiberali, ci opporremo in modo fermo in piazza e nelle istituzioni, utilizzando a fondo Internet”.

La rete è l’origine del suo successo. L’ex pm lo ammette e se ne vanta: “Il popolo del web lo ringrazio. Ci ha tenuto informati e noi lo abbiamo informato, senza mai nascondere nulla. A quel popolo promettiamo che non ci saranno accomodamenti con nessuno”. Inevitabile parlare di quanto abbia pesato Beppe Grillo. “Lui è l’espressione fisica della gente che vuole sapere e la rete lo ha permesso superando il sistema lottizzato della Rai. Ma da domani non succeda più come accade stasera che si parla della vittoria della Lega e non della nostra”.
Di Pietro ragiona sulle ragioni del suo successo. Ne elenca due: “La politica del fare nell’attività di governo e la coerenza nelle scelte etiche e di principio, nessun condannato in lista, no all’indulto, battaglia sul conflitto d’interessi e per una nuova legge sulle tv. L’Idv è stato e sarà il cane da guardia contro ogni deriva dittatoriale”.


(15 aprile 2008)

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