ARRESTI MAFIA 5 DICEMBRE, GENCHI: UNA MESSINSCENA

Nel filmato che segue, pubblicato su Youtube, Gioacchino Genchi parla degli arresti di mafia avvenuti lo scorso 5 Dicembre:

Per Genchi gli arresti sarebbero parte di una messinscena: Nicchi dimorava in un appartamento vicino a Palazzo di Giustizia, un appartamento nomale, non di certo un covo come siamo abituati a pensare; Nicchi mandava i cosiddetti “pizzini” via sms, quindi se ne deduce avesse un’utenza telefonica cellulare da chissà quanto tempo, ergo era facilmente intercettabile; invece Fidanzati è un boss 73enne, certamente ancora attivo nello spaccio di droga e mandante di un pestaggio mortale contro il genero Giovanni Bucaro, reo di far soffrire la figlia del boss, ma oramai lontano da Palermo da anni. Genchi dice che i poliziotti che hanno fatto queste catture si sono “vergognati” per esser diventati parte di “uno schifo, perchè hanno organizzato una messinscena davanti alla questura, portando le persone loro, con i pullmann, per organizzare quell’apparente solidarietà alla polizia”. Genchi si riferisce alla claque che si era radunata davanti alla questura a beneficio delle telecamere (un signore portava in grembo persino un neonato)

In questo video, anche esso presente su youtube, si vede come l’assembramento di persone davanti alla questura era già in atto al momento dell’arrivo delle auto della polizia. Sembra quasi una sfilata:

si è rinnovata una consolidata tradizione della polizia di Palermo: ogni volta che un ricercato di spicco viene assicurato alla giustizia, viene aperta la finestra della stanza del dirigente della sezione ‘catturandi’ della Squadra mobile palermitana e uno scampanellio annuncia ufficialmente alla cittadinanza l’avvenuto arresto di un boss.
Altro rituale, durante il trasporto in questura le vetture con a bordo i mafiosi passano di proposito in via Notarbartolo passando per l’albero Falcone, “una forma di rispetto e omaggio nei confronti del magistrato assassinato in un agguato di stampo mafioso”. Il questore Marangoni a tal proposito ha ribadito,” passiamo da li di proposito perchè chinino la testa in segno di rispetto.

Naturalmente in questo post non si vogliono criticare le manifestazioni di giubilo (anzi, ben vengano), bensì si vuol dimostrare la falsità di alcune ricostruzioni (leggasi TG1) che hanno venduto come “spontanea” la folla che si era radunata sabato davanti alla questura di Palermo. In realtà, come si evince dal titolo stesso del video apparso su youtube, i cori erano opera di un gruppo di persone facente parte della associazione culturale Addiopizzo:

Addiopizzo è un movimento aperto, fluido, dinamico, che agisce dal basso e si fa portavoce di una “rivoluzione culturale” contro la mafia. È formato da tutte le donne e gli uomini, i ragazzi e le ragazze, i commercianti e i consumatori che si riconoscono nella frase “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità” (fonte: http://www.addiopizzo.org/chi_siamo.asp).

Ciò non toglie nulla al valore degli arresti, tuttavia alcuni dubbi permangono e debbono essere avanzati:

1) in primis, sulla presunta non rintracciabilità di questi due latitanti;

2) secondo, sulla genuinità della manifestazione di giubilo (ovvero: come funziona esattamente? chi avverte i volontari di Addiopizzo delle catture? oppure, se non vengono avvertiti, se ne stanno davanti alla questura ogni volta che arriva una volante? Sono le domande – scusate – di uno come me che non conosce questo sistema di cose).

Fidanzati fu condannato a sedici anni nell’ambito del maxiprocesso, ne ha scontati tre in Argentina, poi estradato in Italia, è rimasto in carcere fino al 2006, anno in cui è tornato libero. Insomma, è entrato nella hall of fame dei ricercati dopo esser uscito di galera. Aveva scontato tutta la pena, nel 2006. Il re del narcotraffico internazionale. Quando è uscito, l’Arenella, il suo mandamento, era di proprietà dei fratelli Lo Piccolo (poi catturati nel 2007). Ha dovuto emigrare al nord. Là ha ricominciato dove aveva lasciato. Ci sarebbe da farsi alcune domande sul fatto che questo pericoloso “latitante” non avesse nemmeno obbligo di firma.
Nicchi, invece, il boss emergente non era poi così ben visto all’interno di Cosa Nostra. Secondo un pentito, i fratelli Lo Piccolo lo volevano mettere “in orizzontale”. Era diventato in poco tempo il rappresentante unico del boss Nino Rotolo, capomandamento di Pagliarelli, la cui famiglia detta di Borgo Vecchio, era la più povera fra le famiglie mafiose del palermitano. In ogni modo, nonostante fossero stati tolti di mezzo i Lo Piccolo, Nicchi era inviso a molte famiglie mafiose. Quel che è certo è che nessuno lo ha coperto per una sua eventuale fuga prima della cattura. continua a leggere

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