di Wildgreta
Il progetto C.A.S.E ha fatto di Berlusconi e Bertolaso quasi degli eroi, ma da questa scheda inviataci da un volonteroso navigatore, si evince quanto poco sia importato al duo delle meraviglie, rispettare il paesaggio.In deroga a qualunque vincolo ambientale, infatti, sono sorti una ventina di insediamenti che nulla c’entrano con vallate e monti in cui sono inseriti.Un pugno nell’occhio sempiterno, targato Berlusconi che, forte della sua esperienza di costruttore, ha mostrato come si possa fare edilizia a basso costo in poco tempo.Il problema è che il costo è doppio rispetto a quello dei prefabbricati, e che 2.700 euro al metro quadro per quelli che alcuni abruzzesi hanno già definito “loculi”, sono davvero troppi. Fra un po’, forse, scopriremo chi ha davvero guadagnato in questa impresa economicamente fallimentare per lo stato, ma certamente interessantissima per le ditte che si sono giudicate gli appalti in Abruzzo e per quelle che, in futuro, si aggiudicheranno quelli per le altre New Town promesse dal premier.
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(foto archivio: donna con valigie)
di Wildgreta
Prima aggredita e rapinata, poi bruciata nel suo appartamento, quasi si volesse cancellarne l’asistenza.Ma Brenda, la trans entrata nello scandalo Marrazzo, di cose doveva saperne davvero tante per finire così. Era forse stata minacciata, tanto da decidere di andarsene per sempre o aveva solo deciso di lasciare Roma? Ce lo diranno le indagini, per ora i legali di Marrazzo lo definiscono “un fatto inquietante”.E inquietante lo è davvero, come tanti aspetti ancora oscuri dello scandalo che ha travolto Marrazzo alla vigilia delle elezioni regionali. Stupisce che fra i “tag” inseriti da alcune agenziE compaia la parola “suicidio”, infatti il suicidio non è stato ancora accertato, così come stupisce che qualcuno scriva, “Ad un primo esame non ci sarebbero segni di violenza”.Considerando che il riconoscimento del corpo appare difficile, immagino che lo sia ancor di più stabilire se vi siano segni di violenza o no.Ma, naturalmente, io non sono un’esperta, mentre i giornalisti sì….
AGGIORNAMENTI: Computer Brenda trovato nel lavandino sommerso d’acqua, si indaga per omicidio.
Tutti gli articoli principali:
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DI WILDGRETA
Ci eravamo già occupati della creatura di Michela Brambilla, ovvero il sito da 9 milioni di euro che in passato ne era costati 45 (poi chiuso da Rutelli), e nato per promuovere l’Italia.La rossa Brambilla, come sapete, ha voluto lanciarsi nell’impresa di rianimare il turismo italiano riesumando il vecchio sito, ma con un nuovo logo, una nuova architettura, ecc. Le visite, però, racconta l’Espresso, sono solo poche centinaia al giorno e provengono solo dall’Italia.In pratica, ne fa di più Wildgreta a costo zero.Come mai? Nel pieno dello scandalo Noemi, era proprio il premier a dare il benvenuto in Italia agli ipotetici turisti.Oggi, invece, abbiamo scoperto che Berluscon ed il suo messaggio al miele sono spariti, la homepage appare più varia e le voci sono aumentate.Eppure i risultati tardano ad arrivare.Sarà che la politica non va d’accordo con il web, visto che tutti i maggiori portali politici sono un autentico disastro.Ce lo racconta Flavia Amabile su La stampa.it, con l’articolo “You tube de noantri”.Anche i siti della Camera dei Deputati e della Gelmini sono un flop, perchè non sono aggiornati, sono scarsi di contenuti in alcuni casi sono anche vietati i commenti.La politica fa a botte con la rete, forse perchè proprio non sa usarla.E allora perchè buttare i soldi? Bè, magari, si può accontentare qualche amico con la scusa del nuovo sito internet, tanto a pagare non sono loro. Siccome mi rifiuto di credere che i politici non trovino webdesigner all’altezza, opto per l’ipotesi “vecchio amico”. Certo, poi, non bisogna lamentarsi se la rete batte la politica sia sul fronte dell’informazione che su quello dl design.Volete vedere come appare Italia.it senza il benvenuto del Premier? Cliccate qui: http://www.italia.it/it/home.html.A mio parere è meglio di prima, ma peggio di come lo avrebbe fatto “uno bravo” guidato da qualcuno “con la testa”.
Mafia, ennesimo tradimento del Governo |
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di Roberto Morrione – 16 novembre 2009
L’emendamento della finanziaria votato a maggioranza dal Senato, che consente la vendita dei beni immobili confiscati alle mafie, è molto più grave di un segnale d’allarme. Mentre sulla Giustizia pende una legge discriminatoria pensata su misura dei guai giudiziari del premier, quando si attende ancora il passo indietro del sottosegretario Cosentino dinanzi alla richiesta di arresto per partecipazione esterna ai clan casalesi e a Fondi si rafforzano gli interessi criminali nonostante le reiterate richieste di scioglimento dell’amministrazione, si consuma un tradimento a più facce.
Come ha ricordato Don Luigi Ciotti, è tradito l’impegno assunto con il milione di cittadini che nel ’96 firmarono la proposta di legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia e la loro “restituzione alla collettività”. Se la Camera confermasse la decisione di vendere all’asta gli immobili confiscati, passati 90 giorni dalla confisca senza assegnazione, sarebbe enorme il rischio di restituirli alle stesse organizzazioni criminali. Le famiglie mafiose dispongono di un’enorme massa di denaro liquido, in via di ripulitura all’interno dell’economia legale, mentre sono in grado di fare intervenire un sistema di prestanome e di intermediari finanziari, che in parte già agiscono nei territori ad alta densità mafiosa. E’ evidente fra l’altro che il fortissimo radicamento sociale dei mafiosi renderebbe più agevole la loro capacità di vincere un’asta attraverso “amici”. Sono numerosi gli episodi già avvenuti in Sicilia, in Campania e in Calabria che attestano questa capacità dei clan. Vi sono comuni sciolti per mafia proprio per aver assegnato beni confiscati a prestanome dei mafiosi colpiti dalla confisca, come a Canicattì in provincia di Agrigento e a Nicotera in provincia di Vibo Valentia. Leggi il seguito di questo post »
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De Magistris e Di Pietro (Ansa) |
ROMA – Luigi De Magistris sosterrà la mozione di Antonio Di Pietro al congresso di Italia dei valori. «Non c’è nessun mio problema relativo al congresso. Sottoscriverò la mozione di Di Pietro, che guiderà questo progetto per i prossimi anni con l’obiettivo di dar vita a un pilastro dell’alternativa a Berlusconi», ha detto l’europarlamentare al termine dell’esecutivo nazionale dell’Idv che ha deciso la convocazione del congresso nazionale il prossimo febbraio a Roma.
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NO ALLE PRIMARIE – Di Pietro ha reso noto che l’Idv non terrà le primarie: «Le primarie aperte ai non iscritti lascerebbero spazi a gruppi organizzati provenienti da altri partiti. I dirigenti verranno scelti solo da chi è tesserato». Sia De Magistris che Di Pietro hanno ribadito che «non c’è nessun problema all’interno del partito». «L’unico errore che abbiamo fatto», ha aggiunto Di Pietro, «è stato di ingenuità, abbiamo parlato con il cuore in mano ma non c’è nessuna voglia di divisione, alcuna rottura e nessuna guerra interna. Anche nei confronti di chi ha lasciato il partito non abbiamo rimorsi o rancori».
corriere della sera 16 novembre 2009
12 novembre 2009
di Carlo Tecce
Il sottosegretario chiede di imbavagliare Annozero. Nicola Cosentino chiede l’immunità televisiva. Non prevista tra i benefici dei parlamentari. L’avvocato del sottosegretario scrive una lettera ai vertici Rai e all’Agcom per diffidare Annozero. Con tempistica perfetta e sospetta, anticipando persino l’Ansa di mercoledì e non di giovedì: l’imputato – il “referente dei Casalesi”, secondo il gip – pretende che i telespettatori siano all’oscuro delle sue disavventure con la giustizia. Michele Santoro dovrebbe ignorare Cosentino per evitare la “macelleria mediatica”. Non si può dettare il palinsesto alla Rai. Non ancora. Per la misura cautelare che pende sul coordinatore del Pdl, c’è la giunta sulle autorizzazioni della Camera. Per esprimere il gradimento sulla trasmissione, c’è soltanto il telecomando. E Annozero, stasera, parlerà di Cosentino, del sistema di potere, di Casal di Principe. Di una terra ammalata dalla camorra e difesa male (o per nulla) dalla politica.
da Il Fatto Quotidiano n°44 del 12 novembre2009
DI WILDGRETA
Non voglio togliervi la sorpresa, quindi vi invito a cliccare qui…rimarrete senza parole.
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Niente paura, Nicola, la Camera dei deputati, presente al gran completo, anche questa volta voterà contro l’autorizzazione a procedere, e così non verrai arrestato.Magari non sarai più candidato alla Regione Campania con il PDL, ma verrai coccolato e protetto da tutti, eccetto quei “giustizialisti” dell’IDV che si ostinano ancora a chiedere che in parlamento siedano persone immacolate. Che senso ha , oggi, una cosa del genere? Tranquillo, che magari domani sera ti vedremo a Porta a Porta e avrai modo di spiegare tutto a Vespa…Ecco l’articolo:
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(il bodyguard di Veronica)
Giallo sulla censura Ansa
Guerra dei Berlusconi: mentre il sito dagospia.com rivela la lunga vacanza asiatica della signora, in compagnia della guarda del corpo che, secondo Daniela Santanché, sarebbe il nuovo compagno dell’ex attrice, l’ennesima anticipazione del libro di Vespa ricostruisce la sera in cui Veronica divorziò via Ansa. E l’allora direttore dell’agenzia tagliò una “frase un’ po’ troppo sopra le righe”
Milano, 6 novembre 2009 – Riesplode la guerra dei Berlusconi. Scrive il sito dagospia.com: “Madame Veronique torna da una vacanza di un mese in Cina (dura la vita!) in compagnia della figlia Eleonora e del suo body-guard (attenzionato all’epoca dalla Santadechè) e scodella a Papi un conto spese “de paura” (oltre 500 mila euro?). Non solo rotture dai soliti ‘alleati? (de che?) Bossi, Fini e Tremonti, a quel ducetto di Arcore rode particolarmente il sederino a causa di un estratto conto ricevuto dai sui contabili. Un conto ‘de paura’ – oltre 500 mila euri, sussurrano fonti ben introdotte nel cuore di Papi Silvio – che è stato recapitato alla sua attenzione dalla segretaria di madame Veronique. La signora Myriam Bartolini è tornata nei giorni scorsi da un un viaggetto in Cina di un mese (dura la vita), in compagnia dell’immancabile e chiacchieratissimo body-guard che fu messo sulla graticola di “Libero” dalla Santadeché (che non ha mai ricevendo querela). Per un tratto del lungo viaggio, era affiancata anche dalla figlia Eleonora. Chissà cosa avrà speso Lady Veronica tra Pechino e Shangai…
LA SERA IN CUI VERONICA DIVORZIÒ A MEZZO STAMPA…
Esce oggi in libreria il nuovo libro di Bruno Vespa ‘Donne di cuori. Duemila anni di amore e potere. Da Cleopatra a Carla Bruni, da Giulio Cesare a Berlusconi’ (Mondadori – Rai Eri, 564 pagine, 20 euro). Un grande affresco sul ruolo delle donne nella storia: da Cleopatra a Napoleone, dalle lettere appassionate di Garibaldi alla bulimia sessuale di Kennedy e Clinton, dalle seconde unioni di Fini, Casini, Bossi e D’Alema fino alla vivace vita amorosa di Berlusconi, seguendo il filo rosso della seduzione.
Pubblichiamo l’anticipazione del primo capitolo, ‘La grande tempesta’: «Signora, la frase è un po’ troppo sopra le righe. Mi permette di tagliarla?».
«Direttore, ho i miei buoni motivi per averla scritta. Comunque, si regoli come meglio crede. L’importante è che la sostanza di quel che penso esca immutata».
Mancavano pochi minuti alle 22 di martedì 28 aprile 2009 quando si chiuse l’ultima conversazione di un animato pomeriggio tra Veronica Lario e Giampiero Gramaglia, allora direttore dell’agenzia Ansa. Gramaglia era stato contattato dopo le 17 da due persone vicine alla moglie di Silvio Berlusconi.
«Può darsi che la signora voglia rilasciare una dichiarazione all’Ansa», era il messaggio. Gramaglia chiamò subito alla sala stampa della Camera dei deputati Alessio Panizzi, capo del servizio politico dell’agenzia, e gli affidò la missione. Vista la delicatezza della cosa, Panizzi decise di gestirla in prima persona, senza metterne a parte altri colleghi.
Alle 17.30 telefonò a villa Belvedere, la residenza della signora Lario, e chiese di poter parlare con lei, ma le fu passata la sua assistente, Paola Gipponi, la quale, ascoltata la richiesta, disse che lo avrebbe richiamato. Infatti, un’ora più tardi si mise in contatto con lui, comunicandogli che Veronica Berlusconi avrebbe risposto solo a domande scritte.
Panizzi si consultò allora con Gramaglia e, insieme, formularono tre domande molto generiche, senza mai chiamare in causa Berlusconi. Con la prudenza tipica dell’Ansa, i due dovettero farsi questo discorso: se vuole chiamare in causa il marito, lo faccia lei. La prima domanda riguardava il ruolo delle donne in politica, citando anche l’attacco che il giorno precedente il sito web della fondazione Farefuturo, vicina a Gianfranco Fini, aveva mosso sull’onda delle voci che accreditavano la presenza di «veline» nella lista del Popolo della libertà per le elezioni europee di giugno.
La seconda domanda rivolta a Veronica Lario era legata alla prima, poiché le si chiedeva un giudizio sull’uso di candidare donne avvenenti per attirare voti. La terza verteva sul fatto che lei, quando incontrò Silvio Berlusconi, era un’attrice. Dunque, anche nel suo caso c’era stata una sorta di passaggio riflesso dal mondo dello spettacolo a quello della politica, seppure non immediato, per i lunghi anni in cui il Cavaliere era stato soltanto un brillante imprenditore. (A questa domanda lei non rispose).
Verso le 20 di quel 28 aprile Paola Gipponi chiamò di nuovo Panizzi e gli disse che la signora Lario aveva preparato le risposte, precisando però che avrebbe aggiunto una quarta domanda con una quarta risposta. (Quello stesso giorno La Repubblica aveva riferito della presenza di Berlusconi, la domenica precedente, alla festa del diciottesimo compleanno di una ragazza napoletana, Noemi Letizia, ma la cosa non aveva fatto ancora rumore, tanto che alla direzione dell’Ansa non pensarono di chiedere alla moglie un commento in proposito.
Tuttavia, la corrispondenza di Conchita Sannino non era sfuggita a Veronica. La quarta domanda che si era posta, infatti, suonava così: «Non le sembra strano che suo marito abbia partecipato domenica al compleanno di una diciottenne di Napoli chiamata Noemi?». La sua risposta, come vedremo tra poco, era molto severa).
Il testo di Veronica Lario arrivò nella casella di posta elettronica di Panizzi poco prima delle 20. Il giornalista, che non aveva mai parlato con la signora Berlusconi se non per interposta persona, voleva essere sicuro che lei fosse completamente d’accordo con la stesura trasmessa all’agenzia, e quindi chiamò Paola Gipponi che, a quel punto, gli passò Veronica.
«Mi scusi – le disse Panizzi – ci siamo parlati solo per posta elettronica e volevo verificare che fosse lei l’autrice del testo. Ho visto che ha scritto risposte molto dure… ». La signora Berlusconi gli confermò l’autenticità del testo, gli spiegò le ragioni della durezza delle sue risposte e aggiunse un dettaglio che il giornalista avrebbe inserito nella nota d’agenzia che fu diffusa più tardi e di cui parleremo tra poco: «Finora mi ero sempre rivolta ai giornali – gli disse -. Se stavolta ho scelto l’Ansa, è perché tutti sappiano che i miei figli e io siamo vittime e non complici di questa situazione».
il resto del Carlino 6 novembre 2009