
I sopralluoghi dei tecnici: “Fondamenta sono state corrose dal sale”
L’Ance: “Cacceremo i colpevoli”. A rischio gran parte della edilizia del sud
Il fragile cemento delle case d’Abruzzo. “Lo hanno riempito di sabbia del mare”
di CARLO BONINI
Il fragile cemento delle case d’Abruzzo “Lo hanno riempito di sabbia del mare”
CI hanno raccontato della furia del terremoto e non ci hanno spiegato che l’Abruzzo, come una parte consistente del Paese, soprattutto nel centro-sud, è seduto su un letto di cemento impastato con sabbia di mare. Imbracato da un’anima di ferro che il sale di quella sabbia si è mangiato con il tempo, rendendolo sottile e fragile come uno stuzzicadenti.
Un portavoce di “Impregilo” (già gruppo Fiat e oggi gruppo Benetton-Gavio-Ligresti) ha spiegato ieri che quella che è oggi tra le principali imprese di costruzione del Paese (è capofila per la costruzione per il ponte sullo stretto di Messina) si aggiudicò è vero nel 1991 la gara per la messa in funzione dell’ospedale San Salvatore dell’Aquila, ma è “estranea alla realizzazione delle opere di cemento armato”. Che non fu lei, ma “altri, nei primi anni ’80”, ad impastare il calcestruzzo di quello che, dall’alba di lunedì, è il simbolo accartocciato della vergogna. Ma, evidentemente, c’è di più del San Salvatore nella catastrofe abruzzese. Racconta oggi Paolo Clemente, ingegnere della task force Enea-Protezione civile al lavoro tra le macerie dell’Aquila, che gli edifici di nuova costruzione – e per “nuova” è da intendersi fino a trent’anni – sono implosi tutti allo stesso modo. Si sono prima “seduti” sulle proprie fondamenta per poi accartocciarsi al suolo sotto il proprio peso. Di più. “Per quello che è stato sin qui possibile vedere attraverso la ricognizione tra le macerie – spiega – il collasso dei piani bassi è stato prodotto dallo schianto dei pilastri in cemento”. Leggi il seguito di questo post »
Mi piace:
Mi piace Caricamento...