Insediamento Obama: Cercasi comparse, Berlusconi dà forfait

comparse

Berlusconi: «Insediamento di Obama? Non andrò. Non sono una comparsa»

Gli sto scrivendo una lettera di auguri

«Non sono andato a quello di Bush…», ha detto prima di aggiungere con un sorriso: «Io sono un protagonista»

DI Wildgreta

Meno male che ha deciso di non andare. Una brutta figura in meno in mondovisione di questi tempi, è già qualcosa.

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ROMA – Silvio Berlusconi non andrà all’insediamento del neo presidente Barak Obama. E’ lui stesso a confermarlo ai giornalisti, dopo aver fatto acquisti in un negozio di bijouteria nel centro di Roma. «Non sono andato a quello di Bush…» ha detto prima di aggiungere con un sorriso: «Io sono un protagonista, non una comparsa». Il premier ha però anche riferito che gli sta «scrivendo una lettera di auguri».

SBAGLIA CHI LO OSANNAVA E CHI ORA SI PREOCCUPA In giro per le strade di Roma va a braccio il presidente: «Era sbagliato osannare Obama prima almeno quanto lo è essere preoccupati adesso. È’ chiaro che è così: era sbagliato prima ed è sbagliato adesso avere troppe preoccupazioni». Il premier definisce «affidabile» la squadra del neo presidente Usa. «Gli faccio veramente – ha aggiunto – tutti gli auguri più di cuore che posso, che possa veramente fare bene e trovarsi bene con la squadra che ha messo in campo e che mi sembra una squadra affidabile».
CORRIERE DELLA SERA 13 gennaio 2009

ALITALIA/AIR FRANCE:ANCHE IL FINANCIAL TIMES PARLA DI IMBROGLIO

MF Dow Jones

Alitalia/Air France: italiani pagano per patriottismo (FT)

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di Wildgreta

Se ne sono accorti tutti, in tutto il mondo. L’imbroglio dietro Alitalia ci ha reso famosi nel mondo, come molti altri provvedimenti del governo Berlusconi e le tante indagini sui nostri politici e amministratori pubblici. Siamo dei “famosi”, su di un’isola permanente:l’Italia. Eppure Berlusconi continua a dire di godere di consensi “imbarazzanti”. Sarà vero? Davvero non abbiamo capito nulla di cosa accade ogni giorno nel nostro paese? O, meglio, davvero la maggior parte di noi non ha capito nulla e Di Pietro, che da mesi ripete le stesse cose, è solo un agitatore? Il mondo ci guara attonito, mentre Casini, a Porta a Porta,  dice che il processo Andreotti ci ha fatto fare una brutta figura all’estero  e che all’epoca il mondo ha riso di noi. Bè, se allora rideva e basta, adesso gli saranno venute le convulsioni. Ecco l’articolo del Financial Times.

Alitalia/Air France: italiani pagano per patriottismo (FT)

ROMA (MF-DJ)–L’inglorioso imbroglio Alitalia e’ finalmente giunto al termine. Inizia cosi’ un articolo sull’intesa siglata ieri da Alitalia e Air France-Klm nella Lex Column del Financial Times. Alitalia, dopo essere stata sull’orlo del collasso per quasi tutto un decennio, rilancia questa settimana e il fatto che Air France-KLM abbia pagato circa 320 milioni di euro per rilevare un 25% nella compagnia e’ un ulteriore voto di fiducia nel suo futuro che dovrebbe rendere il suo decollo un evento completamente felice per tutti. Purtroppo, non lo e’.

Per scoprire il perche’ – spiega il quotidiano della City – bisogna risalire allo scorso marzo, quando Air France ha offerto 140 milioni di euro per la compagnia aerea in un’acquisizione che avrebbe anche assunto il suo debito di 1,2 miliardi di euro. Tuttavia, il premier Silvio Berlusconi ha bloccato quell’affare “per motivi patriottici”. Nel mese di dicembre, dopo il fallimento di Alitalia, un consorzio italiano ha versato 427 milioni di euro per rilevare pezzi della good company Alitalia, insieme ad Air One. Ora, un mese dopo, l’accordo Air France valuta la stessa societa’ oltre 1,2 miliardi di euro. “Niente male”, osserva il Financial Times aggiungendo che in meno di un mese “il consorzio di imprese italiane ha triplicato il valore del suo investimento”.

Secondo l’FT, il risultato della fusione di Alitalia ed Air One e’ la creazione di un mercato aereo interno meno competitivo, con tariffe aeree piu’ alte. L’Italia – prosegue il quotidiano – e’ anche lasciata con 600 milioni di euro di debiti, attribuite alla bad company Alitalia, che non esisterebbe se Berlusconi avesse acconsentito all’accordo con Air France lo scorso anno. “Il prezzo per il patriottismo e’ un conto che i contribuenti italiani dovranno far fronte”, conclude il Financial Times. red/pev

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