L’AQUILA – Da un lato l’obbligo di dimora a Collelongo (L’Aquila) predisposto dal Tribunale del Riesame dell’Aquila perché “si sono affievolite le esigenze della misura cautelare, anche se permangono i gravi indizi di colpevolezza”.
Dall’altro la ritrovata libertà di parola fa dire a Ottaviano Del Turco che vuole tornare a fare politica anche se lontano dall’Abruzzo perché anche “pezzi della maggioranza” di centrosinistra regionale lo volevano far fuori. A tre mesi dagli arresti di Sanitopoli, l’inchiesta della Procura pescarese che ha decapitato la Giunta regionale abruzzese, l’ex governatore, Ottaviano Del Turco, non è più ai domiciliari. E identico provvedimento riguarda le altre quattro persone, delle 10 coinvolte, che erano ancora sottoposte alla stessa misura restrittiva, l’ex segretario dell’ufficio di presidenza della Giunta regionale, Lamberto Quarta, l’ex presidente della Fira Giancarlo Masciarelli, l’ex consigliere regionale Camillo Cesarone, e l’ex assessore regionale Antonio Boschetti, tutti ai domiciliari da agosto. Il Riesame ha quindi accolto, in parte, l’appello presentato dai legali contro l’ordinanza del Gip del Tribunale di Pescara, Maria Michela Di Fine, con cui il 19 settembre scorso erano state respinte le richieste di scarcerazione.
E pare che in settimana i legali dei cinque, che si sono incontrati oggi, intendano tornare alla carica e chiedere la libertà per tutti. “Considerando il tempo trascorso – si legge nell’ordinanza – non avendo più gli indagati incarichi istituzionali e alla luce dell’incidente probatorio già consumato, non essendoci più il pericolo di inquinamento delle prove, sono venute meno le esigenze cautelari”. In una delle due ordinanze del Riesame – quella che risponde al ricorso dell’avvocato Giuliano Milia, difensore di Del Turco, Quarta e Masciarelli -, in relazione a quest’ultimo si parla di “spiccata capacità a delinquere” in quanto ha rappresentato “il trait d’union” tra figure delle due precedenti Giunte regionali, pur se di opposto segno politico”. Alla luce “di tale versatilità a delinquere”, non si esclude quindi “che l’indagato sia in grado di continuare a delinquere”.
Di qui l’obbligo di dimora. Per Del Turco, dimessosi da presidente della Regione con una lettera nella quale spiegava che “se ci sono responsabilità sono di natura personale e non collettive”, quello a Collelongo (L’Aquila), il suo paese, sarà “un esilio d’oro”, dopo 28 giorni trascorsi nel carcere di Sulmona (L’Aquila) (tre dei quali in isolamento) e due mesi ai domiciliari.
13 ottobre 2008 alle 20.24
[…] webinfo@adnkronos.com: […]