di Wildgreta
Ecco tre versioni di quanto accaduto allo stadio di Sofia per la partita Bulgaria-Italia. Inutile dire che i giornali filogovernativi mistificano la realtà. Una realtà inquietante, se pensiamo che è stato proprio il Ministero dell’Interno ad autorizzare la trasferta dei 144 ultrà fascisti noti alla polizia. Ma ormai, visto che è stata proposta anche una tassa sull’immigrato e la riforma scolastica mira a spazzare via la “pericolosa ideologia progressista” annullando il Tempo Pieno, appare sempre più chiaro che la paura di una “dittatura dolce” evocata da Antonio Di Pietro, più che una paura sia una certezza. E sul “dolce” avrei qualche dubbio. Di seguito gli articoli più signficativi sulla partita.
Cori fascisti e botte per Bulgaria-Italia. La partita finisce 0 a 0, Lippi soddisfatto
Simboli nazifascisti allo stadio
Gli Ultras Italia erano arrivati allo stadio a piedi, scortati da una moto della polizia e alcuni agenti: e durante il percorso per le strade di Sofia e’ stato un miscuglio di cori calcistici, di ricordi per Gabriele Sandri, il tifoso della Lazio ucciso da un colpo di pistola di un agente di polizia italiano, e soprattuto di ‘Faccetta Nera’, ‘Duce Duce’ e altri cori fascisti.
Poi, all’arrivo allo stadio, l’ingresso nel settore loro riservato e subito il tentativo d’assalto agli spettatori bulgari. Un gruppo di italiani ha percorso tutti i gradoni cinghie dei pantaloni in mano, e’ arrivato fino alla cancellata che delimita il settore e ha cominciato a menar fendenti e a tirare oggetti dall’altra parte. La tensione e’ stata molto alta per alcuni secondi, prima che una trentina di poliziotti con caschi, corpetti e manganelli entrasse e riportasse con calma indietro i sostenitori italiani.
I nominativi al ministero dell’Interno
La Federcalcio ha poi precisato di aver venduto 144 biglietti a tifosi italiani per quel settore, dopo aver girato al ministero dell’Interno nomi e dati anagrafici dei titolari della richiesta e dopo averne ricevuto indietro il nulla osta. Da quel momento, gli Ultras Italia sono passati sotto il controllo della polizia locale. Domenico Mazzilli, responsabile della sicurezza della nazionale azzurra, e Roberto Massucci, suo vice, hanno offerto il loro supporto alla polizia bulgara.
Secondo l’agenzia BGNES, almeno un poliziotto è rimasto ferito negli scontri che hanno coinvolto una trentina di tifosi che si lanciavano bottiglie e pietre gli uni contro gli altri. Quando la polizia è riuscita a sedare la rissa, ha aggiunto l’agenzia bulgara, alcuni facinorosi sono stati arrestati.
Fischiato l’inno nazionale
Salve di fischi hanno coperto l’inno di Mameli prima della partita. Questa l’accoglienza dei tifosi bulgari all’Italia campione del mondo, dopo i tafferugli del pre-gara. Mentre risuonavano le notte dell’inno di Mameli, i sostenitori italiani nello spicchio di curva loro riservato, salutavano con il braccio teso in posa inequivocabilmente fascista.
La condanna di Abete
Il presidente federale Giancarlo Abete condanna il comportamento dei tifosi italiani a Sofia in occasione di Bulgaria-Italia.’Bisogna sempre prevenire – osserva – e se ci sono stati comportamenti impropri, come ci sono stati, sono da sanzionare’. Abete chiarisce che ‘la vendita dei biglietti e’ nominativa e si puo’ recuperare ogni persona’. Quanto al clima, sottolinea che ‘e’ teso, e quello che e’ successo prima della gara lo ha dimostrato. Ma la partita appare tranquilla’.
La versione falsa de “Il Giornale”
Serata calda per i 250 tifosi italiani arrivati a Sofia per assistere alla partita con la Bulgaria. Un gruppetto, isolato, è stato aggredito nel pomeriggio, nei pressi di un bar all’aperto, da alcuni ultrà del Cska: da sfondo rivalità politiche (il gruppetto italiano, gemellato con il Levski, avrebbe inneggiato al Duce e cantato «Faccetta nera» e altri inni fascisti per le strade della città).
Più tardi, all’ingresso nello stadio Vassil Levski, il gruppo di tifosi italiani si è scontrato con i bulgari ed è stato fatto oggetto di un piccolo assalto con lancio di petardi, bottiglie e tentativo di sottrarre loro il tricolore. A quel punto l’intervento delle forze dell’ordine e il tempestivo arrivo dei due funzionari del ministero dell’Interno che si occupano della sicurezza della Nazionale (Mazzilli e Massucci) hanno riportato la calma. Più tardi, al momento degli inni (fischiatissimo quello di Mameli) altri attimi di tensione con una bandiera italiana bruciata, svastiche e fasci comparsi tra le tifoserie
dal sito fiorentina.it
Entrate le squadre, l´intero stadio o quasi ha fischiato l´Inno di Mameli. Nella curva più accesa dei bulgari sono spuntate anche bandiere naziste. Il tifo a Sofia è politicamete diviso: di sinistra quelli del Cska, di destra quelli del Levski che si muovevano nello stadio di casa. Un mix allucinante. Un ultras italiano ha bruciato una bandiera bulgara, scatenando la sollevazione della curva alla spalle del povero Amelia. Per sua fortuna c´era l´ampio spazio della pista d´atletica a dividerlo dalla rabbia dei bulgari. Le due fazioni si sono tirate addosso tutto quello che capitava: bottiglie che avevano superato i controlli e qualche asta di bandiera. La polizia aveva perquisito tutti all´ingresso: ma sono entrati lo stesso razzi, petardi e fumogeni fatti esplodere in una tribale e guerresca nuvola di fumo. Un intero reparto di agenti ha fatto irruzione dentro la curva bulgara menando manganellate e un altro ancora ha stretto i 144 del gruppo italiano nell´angolo più lontano possibile, fuori dalla portata di tiro e sgomberando praticamente l´intero settore. Fatti sparire ovviamente striscioni coi tipici caratteri grafici dell´estrema destra e soprattutto col nome delle città per evitare una più facile individuazione.
La partita sarebbe così proseguita in una clima di tensione, non coinvolgendo, per fortuna le squadre. «Bisogna fare qualcosa, così è impossibile» avrebbe detto il giovane Giuseppe Rossi alla fine. Tutto l´opposto Cannavaro: «Non parliamone, si fa il loro gioco». Un gol, un rigore, un´epulsione avrebbero potuto scatenare una violenza ancora più bestiale: ma non è successo. Salvati dallo 0-0 forse. In ogni caso alla fine la curva bulgara ha salutato tutti cordialmente: «Italia, Italia, vaffanculo».
12 ottobre 2008 alle 20.24
[…] ArturNura: […]
13 ottobre 2008 alle 20.24
[…] Bulgaria-Italia: “Allarmi siam fascisti”, autorizzati dal Ministero dell’Interno « Wildgreta …. […]
13 ottobre 2008 alle 20.24
Speriamo che se ne accorgano anche gli italiani che vanno in chiesa…
Marco
L’apologia del fascismo è un reato previsto dalla legge 20 giugno 1952, n. 645 (contenente “Norme di attuazione della XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione”), anche detta “legge Scelba”, che all’art. 4 sancisce il reato commesso da chiunque “fa propaganda per la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità” di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure da chiunque “pubblicamente esalta esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche”.
La “riorganizzazione del disciolto partito fascista”, già oggetto della XII disposizione transitoria della Costituzione, si intende (ai sensi dell’art. 1 della citata legge) riconosciuta “quando un’associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.”
La legge prevede per il delitto di apologia sanzioni detentive, più severe se il fatto riguarda idee o metodi razzisti o se è commesso con il mezzo della stampa, ed accompagnate dalla pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Di apologia del fascismo, dopo una certa caduta di attenzione, si è tornato a parlare in tempi recenti a proposito di siti Internet scopertamente esaltanti il passato regime.