ALITALIA, CAI: “PURTROPPO TORNERANNO E FIRMERANNO”

Ma cresce il pressing su Lufthansa e Mediobanca attende un cenno

MILANO – “Purtroppo torneranno e firmeranno“. La frase è stata pronunciata da uno degli azionisti della Cai, cioè da coloro che solo due giorni fa hanno deciso all’unanimità di ritirare l’offerta per rilevare alcune attività di Alitalia. Quel “purtroppo” spiega lo stato d’animo che serpeggia tra i 18 imprenditori che a fine agosto si sono buttati nell’impresa di salvare la compagnia di bandiera. Qualcuno di loro è infatti già pentito di aver aderito all’iniziativa. Non sono piaciute le contestazioni davanti a Palazzo Clerici a Milano, dove si sono sentiti gridare “banditi”. Non sono piaciute “le strumentalizzazioni di quel Di Pietro” che ha cavalcato la protesta definendoli “furbetti del quartierone”. Ma soprattutto la crisi finanziaria internazionale fa presagire un calo dei consumi e dunque c’è già chi dice che il piano industriale approntato da Roberto Colaninno e Intesa-Sanpaolo sia da rivedere drasticamente.

Dunque pensare che in queste condizioni la Cai possa fare delle nuove proposte in direzione delle sigle sindacali che non hanno aderito a quella messa sul tavolo nelle ultime settimane pare veramente difficile. Ieri mattina, comunque, tra i soci Cai si parlava di una riunione che potrebbe essere convocata a breve. Ma anche se la Cgil e altri dovessero fare marcia indietro e firmare quell’accordo non è detto che la strada sia sgombra da ostacoli. Anzi, qualcuno dei 18 imprenditori potrebbe tirarsi indietro. Lo stesso Colaninno, per esempio, farà sicuramente più fatica a trovare i 150 milioni che ha promesso di versare nella nuova società. Doveva vendere i cantieri messinesi della Rodriquez alla Fintecna attraverso un “portage” di Intesa Sanpaolo, ma a questo punto chi dice che le promesse verranno mantenute? Un’altra parte del finanziamento doveva poi arrivare dalla Lehman, che proprio lunedì scorso ha chiesto l’accesso alla procedura del Chapter 11. Inoltre, gli imprenditori della Cai si stanno domandando se avrebbe senso gestire una società praticamente in compartecipazione con i sindacati.

Ieri qualcuno diceva che i consulenti erano al lavoro per individuare una sorta di piano B, ma lo stesso Berlusconi ha negato alternative alla Cai. Solo se questa decadesse definitivamente qualcuno potrebbe pensare di entrare in AirOne, fare un aumento di capitale ed effettuare un’offerta al commissario Fantozzi attraverso il veicolo di Carlo Toto. Il quale da una parte rischia di non incassare da Cai quei 300 milioni di euro che lo rimetterebbero in pista ma dall’altra potrebbe sfruttare i nuovi spazi di mercato che si verrebbero a creare se Alitalia fallisse.
Ma se entro domani la situazione non si sbloccherà le strade per uscire dal vicolo cieco rimangono pochissime. Una potrebbe essere quella indicata da Guglielmo Epifani nell’intervista a Repubblica di ieri: il governo dovrebbe riformulare una procedura chiamando esplicitamente al capezzale di Alitalia le compagnie straniere. Per una soluzione di questo tipo potrebbe scendere in campo in qualità di consulente Mediobanca che, al contrario di Intesa, in passato è sempre stata favorevole all’inserimento di Alitalia nella pancia di un vettore dalle spalle più forti. In questo caso i due candidati più autorevoli sono come sempre Air France e Lufthansa.

Il lavoro diplomatico in questa direzione sarebbe già cominciato se è vero che sulla compagnia tedesca sono cresciute le pressioni per una sua discesa in campo nella partita Alitalia. Anche se al momento Lufthansa è già impegnata nell’acquisizione di Austrian e Sas. Ma di fronte a un invito del governo Air France o Lufthansa potrebbero fare un’offerta per rilevare da Fantozzi gli asset più allettanti riuscendo, senza il fardello dei debiti, a salvaguardare un numero maggiore di posti di lavoro e ad accontentare i piloti.
LA REPUBBLICA FINANZA 21 SETTEMBRE 2008

5 Risposte to “ALITALIA, CAI: “PURTROPPO TORNERANNO E FIRMERANNO””

  1. luigi zoppoli Says:

    La mancanza di alternative, a mia opinione, è solo una questione politica di berlusconi. Qualunque soluzione alternativa alla “cordata” suonerebbe una sconfitta.
    Né bisogna dimenticare che la trattativa con i sindacati, censurabili quanto si vuole e mai quanto meritano, ha assunto tramite la CGIL un significato politico anch’essa. Non solo! La riduzione qualitativa e quantitativa delle retribuzioni avrebbe stabilito un precedente.
    E? la visione che è mancata. Si è puntato a far prevalere un’ottica politica e non certo un’ottica imprenditoriale, giochino no proprio decoroso, al quale si è prestata, purtroppo anche Banca Intesa-San Paolo.
    Luigi Zoppoli

  2. wildgreta Says:

    Sono d’accordissimo con quanto dici. Speriamo che l’asta proposta da Fantozzi porti a qualcosa: per esempio una soluzione che non sia solo “un regalo agli amici.”

  3. nonallineato Says:

    Ho commentato prima di aprire un blog qui su wordpress.
    L’ho aperto e sono tornato a fare un giro dopo aver linkato il tuo blog.
    Felice giornata

  4. wildgreta Says:

    Grazie, ricambierò la visita!


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