fonte www.primonumero.it 13 settembre 2009
Il giornalista ospite all’incontro nazionale del partito applaudito da un pubblico numerosissimo, composto anche da molti molisani e soprattutto da giovani. Dall’incostituzionalità del lodo Alfano al decreto sulle intercettazioni: due ore di intervento per spiegare, dati alla mano, le falsità del Governo e il tentativo di gettare fumo negli occhi dei cittadini.
Vasto. Il cortile interno di Palazzo d’Avalos, nel centro di Vasto, è stracolmo di persone. Sono soprattutto giovani – fatto abbastanza insolito per un appuntamento di natura politica – e aspettano, moltissimi col libro “Bavaglio” in mano, che Marco Travaglio salga sul palco dell’Italia dei Valori, il partito che l’ha invitato alla terza festa nazionale che si celebra a Vasto. Sono arrivati anche da Termoli e dai comuni del basso Molise per ascoltare il giornalista, che per due ore abbondanti – dalle 11 e 30 di sabato 13 settembre – parla con la pacatezza che gli è abituale di come il governo di Silvio Berlusconi voglia tappare la bocca ai cittadini e godere di totale impunità. Introdotto brevemente da Antonio Di Pietro, che lo presenta come «un giornalista, e già questa è una notizia», Marco Travaglio, con la sua ironia pungente e i numeri alla mano che rendono verità storica e documentata le sue affermazioni, strappa sorrisi e applausi, ma soprattutto un consenso larghissimo fra il pubblico, che occupa tra posti a sedere e gente in piedi tutto lo spazio disponibile.
Sono molti i temi affrontati, e spaziano dalla giustizia alla sicurezza, dalle intercettazioni alla legge salvapremier, fino all’informazione o meglio, alla disinformazione giornalistico-televisiva che caratterizza una parte consistente dei mass media italiani e che, di fatto, «bombarda i cittadini giornalmente con false notizie, facendo credere che in Italia il problema principale siano le intercettazioni e i rom. E facendo dimenticare la realtà».
L’incontro è ripreso dalle telecamere in tempo reale e mandato in streaming sul blog di Antonio Di Pietro, dove immediatamente cominciano ad arrivare i commenti dei lettori, colpiti dalla schiettezza con la quale il giornalista spiega come funzionano le intercettazioni e l’immunità parlamentare in Italia e negli altri Paesi, ricostruisce la vicenda Mills, traccia le implicazioni delle telefonate tra Saccà e Berlusconi, e analizza il testo del lodo Alfano, contro il quale l’Italia dei Valori, insieme a comitati e liste civiche, scenderà in piazza l’11 ottobre prossimo per la raccolta firme del referendum contro il lodo del ministro alla Giustizia, che garantisce l’immunità alle quattro più alte cariche dello Stato e che Travaglio – e non solo lui – definisce «incostituzionale, in quanto confligge con l’articolo 3 della carta costituzionale secondo la quale tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge».
Con accuratezza e calma, Travaglio smonta passo passo le falsità spacciate dal premier e dal ministro Alfano come «esigenze di garantire la sicurezza» e dimostra, attraverso un’analisi della legge, che il lodo Alfano non solo è «una inaudita violenza alla Costituzione» ma è anche un modo per rendere più insicuro il Paese, e che le intercettazioni «danno fastidio perchè funzionano, e proprio perchè aiutano gli inquirenti a capire ci è una brava persona e chi no vanno eliminate».
«Vogliono fare la legge sulle intercettazioni per farci credere che il problema è ‘nostro’, che tre milioni di italiani ogni anno sono intercettati. In realtà – spiega Travaglio, dati alla mano – sono meno di ventimila gli intercettati su oltre tre milioni di notizie di reato iscritte nei registri. Le intercettazioni sono troppo poche, non troppe, e i dati che Alfano ha fornito in Parlamento sono falsi, ricavati sulla base di calcoli empirici che non corrispondono alla realtà. E’ un tentativo di gettare fumo negli occhi ai cittadini, dicendoci che proteggono la nostra privacy senza specificare per quali reati vogliono bloccare le intercettazioni».
L’elenco è lungo e sconcertante, e va dall’associazione a delinquere al sequestro di persona, dalla truffa all’estorsione alla rapina, alle violenze sessuali, allo scippo, ai crimini ambientali. «Questo Governo parla di sicurezza ma ci rende, nei fatti, un Paese ancora più insicuro. Stanno sfasciando la giustizia, e non è per caso. Come non è un caso che su 150 leggi sulla giustizia fatte negli ultimi 10 anni nemmeno una abbia accorciato i tempi dei processi, che sono il vero problema dell’Italia». Marco Travaglio prosegue spedito, applaudito con calore soprattutto quando afferma che «Noi saremo sicuri quando Berlusconi non lo sarà più». Il giornalista illustra anche gli effetti del ddl di Mara Carfagna che promette il carcere per prostitute e clienti, e alza il velo sulle conseguenze che avrà la legge, al di là dello spot che la propaganda come una misura per garantire sicurezza. E lo fa, com’è sua abitudine, con i dati. «La pena massima prevista sia per le prostitute che per i clienti sono 15 giorni di reclusione. Questo loro non lo dicono, ma c’è scritto nero su bianco. Significa che nessuno si farà un giorno di carcere. L’unico risultato che otterrà questo governo di squilibrati è che si avranno in Italia settantamila processi in più all’anno. Certo che se ne sentiva il bisogno. Se questo non è cercare in ogni modo di rallentare la giustizia e precipitarla ulteriormente…»
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Guarda l’intervento di Travaglio a Vasto
(Pubblicato il 13/09/2008)
(Pubblicato il 13/09/2008)
14 settembre 2008 alle 20.24
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