Intercettazioni: Prodi non cade nel “trappolone” di Berlusconi
Il settimanale Panorama pubblica innocue conversazioni telefoniche del “consigliere” di Romano Prodi, il reggiano Alessandro Ovi. Il premier fa finta di indignarsi. Ma Prodi ribatte: nulla di illecito, pubblicate pure ma non cambiate la legge Alessandro Ovi
ROMA, 29 AGO. 2008 – Come nella migliore tradizione berlusconiana il “trappolone” alla fine si rivela una vera e propria bufala. Una roba tipo commissione Mitrokhin per intenderci, quella che ci coprì di ridicolo in giro per il mondo e che aveva escogitato per l’ex premier Romano Prodi il soprannome di “mortadella”.
Stavolta lo strumento è il settimanale Panorama, proprietà della famiglia e del gruppo Berlusconi, che – dopo aver tanto agitato le acque sulla questione intercettazioni – decide di pubblicare proprio delle trascrizioni di telefonate, stavolta riguardanti l’ex presidente del consiglio Romano Prodi (il più odiato dai berlusconiani se non altro per il fatto di aver sconfitto due volte il Cavaliere alle elezioni).
Intercettazioni ordinate dai magistrati di Bolzano e che riguardano il collaboratore (da sempre) di Prodi Alessandro Ovi, reggiano di Carpineti. Ovi ha un curriculum impressionante: dal MIT (il Massachusetts Institute of Technology) all’Iri, dall’Aspen Institute alla Telecom. L’inchiesta è quella per la presunta tangente pagata da Siemens per l’acquisto di Italtel. Ma le intercettazioni non riguardano la tangenti bensì conversazioni sull’ospedale Rizzoli di Bologna e su faccende personali del nipote di Prodi. La prima è una questione su cui un capo del governo interviene legittimamente, l’altra una questione di famiglia in cui Prodi non mischia il suo ruolo di zio con quello di politico.
Ma evidentemente la speranza è che rimestando nel letame qualche schizzo finisca anche sull’ex presidente del Consiglio. E soprattutto, con la consueta disinvoltura, il tutto consente a Silvio B. di rilanciare la sua campagna anti-intercettazioni. Immediata solidarietà a Prodi contro quelli che il premier definisce “abusi che incidono sulle libertà fondamentali”. Letteralmente dice Berlusconi: “La pubblicazione di telefonate che riguardano Romano Prodi, a cui va la mia assoluta solidarietà non è che l’ennesima ripetizione di un copione già visto. E’ grave che ciò accada – continua Berlusconi – e il Parlamento deve sollecitamente intervenire per evitare il perpetuarsi di tali abusi che tanto profondamente incidono sulla vita dei cittadini e sulle libertà fondamentali”.
Una solidarietà molto “pelosa”, come si dice, che Prodi respinge subito al mittente: “Vista la grande enfasi e, nello stesso tempo, l’inconsistenza dei fatti a me attribuiti da Panorama – non vorrei che l’artificiale creazione di questo caso politico alimentasse il tentativo o la tentazione di dare vita, nel tempo più breve possibile ad una legge sulle intercettazioni telefoniche che possa sottrarre alla magistratura uno strumento che in molti casi si è dimostrato indispensabile per portare in luce azioni o accadimenti utili allo svolgimento delle funzioni che le sono proprie”. “Da parte mia – conclude – non ho alcuna contrarietà al fatto che tutte le mie telefonate siano rese pubbliche”.
Già perché la battaglia che i berluscones stanno conducendo è quella di non farsi più intercettare (loro che parlano sì di tangenti, favore sessuali, nomine Rai e compagnia bella) rendendo reato la pubblicazione di trascrizioni telefoniche e limitandone l’uso drasticamente (e soprattutto escludendo gli amministratori pubblici).
Si daranno una svegliatina gli italiani o crederanno ai falsi scoop di Panorama? Ahinoi, in gran parte pensiamo che sceglieranno la seconda strada.
Emilianet.it 30 agosto 2008
8 settembre 2008 alle 20.24
Berlusca ne sa una più del diavolo. Anzi, secondo alcune intercettazioni, è Lucifero stesso che chiede consigli al CaiNano eheh