Lorenzo Colantonio
L’ex presidente Fira fa le prime dichiarazioni: «Chiedevano troppi soldi»
Ma smentisce il re delle cliniche:è falso che ho chiesto ad Angelini una maxi-tangente per Domenici
PESCARA. «E’ vero, i politici chiedevano soldi. Politici di destra e sinistra. Cercavano un sacco di soldi per la campagna elettorale». A parlare non è Angelini, il re delle cliniche private diventato il grande accusatore di Del Turco, Quarta e Cesarone, ma è Giancarlo Masciarelli che, all’improvviso e per la prima volta, fa una dichiarazione favorevole all’accusa. Il regista dei conti della sanità abruzzese, l’uomo chiave del presunto sistema di tangenti legato alle cliniche e ad Angelini, l’ideatore delle cartolazzazioni e dei presunti crediti gonfiati.
Il conte di Cavour dei debiti della sanità, «il padrone per due anni dell’Abruzzo», come esclama il procuratore Nicola Trifuoggi nell’aula 6 del tribunale dove sfilano gli indagati, decide di fare la sua prima rivelazione. Lo fa con spavalderia, senza mostrare timore o sudditanza verso i giudici. E’ un fiume in piena, l’ex presidente della Fira, davanti al gip Maria Michela Di Fine e ai pm Trifuoggi, Di Florio e Bellelli. Sta parlando già da due ore quando, alle 12 di ieri, svela un fiume di denaro «girato prima delle politiche del 2006. Sapevo che in quel periodo c’era qualcuno che cercava finanziamenti», dice Masciarelli che sembra dare una svolta all’inchiesta su Sanitopoli che ha decapitato la giunta regionale. I magistrati sono cauti sulle sue dichiarazioni, anche perché l’ex presidente della Fira, finito la prima volta in carcere nell’autunno del 2006, non accusa se stesso. Anzi, si difende. E lo fa in due mosse.
«IO E DOMENICI». La prima quando nega di aver fatto da intermediario per una super mazzette finita al centrodestra: un milione di euro che Angelini si sarebbe visto chiedere da Masciarelli per conto di Vito Domenici. Una tangente che il re delle cliniche private avrebbe consegnato dimezzata (a 500 mila euro) nel gennaio 2005, al casello di Pratola Peligna, nella mani dell’ex assessore regionale alla Sanità, Domenici, all’indomani della prima e ricca cartolarizzazione del 2004 che tira in ballo anche l’ex governatore, Giovanni Pace.
Nega, Masciarelli, anche di aver fatto il messaggero di presunte tangenti per Del Turco. La sua seconda parata di difesa, infatti, riguarda il centrosinistra quando respinge l’accusa di essere stato il tramite fra Angelini e i nuovi padroni del vapore, dopo la seconda cartolarizzazione perché, dice Masciarelli: «E’ vero che giravano troppi soldi ma io mi sono allontanato da tutti, non solo da Domenici». Ma le sue rivelazioni, da prendere con le pinze, rappresentano una svolta che rischia di fare uscire l’inchiesta dai confini abruzzesi perché l’ex presidente della Fira parla «di tangenti elettorali per le politiche del 2006».
LIBERI A FERRAGOSTO?
Sono le 9,30 quando Masciarelli, agli arresti domiciliari dal 14 luglio, entra nel palazzo di giustizia di Pescara insieme con il difensore Giuliano Milia, lo stesso avvocato che assiste l’ex presidente della giunta regionale, Del Turco e il segretario generale di quest’ultimo, Quarta, verso i quali la difesa ha presentato appello al tribunale del riesame contro il no del gip alle scarcerazioni.
Per la difesa di Del Turco e Quarta il percorso è in salita: stando all’ordinanza di custodia cautelare, infatti, l’ex presidente della giunta regionale e gli altri arrestati dovrebbero restare richiusi in carcere, oppure agli arresti domiciliari per non meno di un mese, a partire dal 14 luglio. Quindi, se non ci saranno sorprese, la data della libertà fissata dal giudice Di Fine è il 14 agosto: una data lontanissima e sfibrante per chi è rinchiuso nella cella di un supercarcere. Ma torniamo a Masciarelli.
IL CONTE INCALZA I PM. Alle 10 comincia il suo lungo monologo. Parla ad alta voce. Scandisce bene le frasi così, da fuori la porta semichiusa dell’aula 6, il Masciarelli-pensiero filtra. Ricostruisce tutti i passaggi e le cifre delle cartolarizzazioni, uno e due, di cui rivendica la paternità. Racconta tutti gli atti chiave delle due operazioni, compreso il viaggio a Roma con Del Turco per incontare l’allora ministro alle Finanze Tommaso Padoa Schioppa: «Ma sono rimasto in una stanza attigua», dice.
Incalza l’accusa che gli contesta di essersi sostituito agli assessori alla sanità (vedi Mazzocca) quando si trattava di scrivere le delibere sulla cartolarizzazione e ribatte a Trifuoggi anche quando il procuratore esclama: «Lei per due anni è diventato il padrone dell’Abruzzo».
E’ laconico, in questo caso, l’ex presidente della Fira: «Non ho mai messo mano dove non mi competeva. Agivo come finanziaria regionale, non come Masciarelli».
Al pm Bellelli che gli chiede degli ultimi retroscena dell’affare sanità, cioè dell’ingresso in campo della Deutsche Bank, Masciarelli non ha timore a rispondere facendo capire una sua partecipazione, non occulta, anche negli ultimi atti che hanno preceduto gli arresti. Ma è abilissimo l’ex presidente Fira a dribblare i trabocchetti dell’accusa e a ribattere ai pm: «Non ho preso un centesimo di tangenti». Alla domanda se sia stato lui a fare da spola tra Angelini e Domenici, l’ex uomo Fira risponde: «Non è assolutamente vero, vi spiego anche perché». Ma qui arriva lo stop del procuratore: «Se non è vero, non ha nulla da spiegarci».
IL CASO SANATRIX. L’ultimo capitolo riguarda i retroscena del caso Sanatrix, il nuovo filone d’inchiesta sulla clinica aquilana che Angelini ha rischiato di vedersi portare via da sotto il naso. Ecco cosa scrive la procura a tal proposito: «Il fatto singolare è che, nonostante la vicenda giudiziaria della Fira, Masciarelli è nuovamente inserito nel tessuto economico-affaristico della sanità, svolgendo attività di consulenza in favore di Enrico Vittorini, imprenditore della sanità aquilana, procuratore della casa di cura Villa Letizia e comunque continuando a mantenere rapporti con personaggi della politica locale e nazionale anche nel settore della sanità».
«Le intercettazioni telefoniche», contina l’ordinanza, «documentano infatti un proficuo rapporto tra Masciarelli e Vittorini, che insieme sono attenti delle vicende la Sanatrix, pronti ad approfittare del tracollo economico di detta società di Angelini. Dalle intercettazioni inoltre emergono stretti rapporti di Masciarelli con l’imprenditoria locale, con persone legate al mondo bancario, con i quali si stanno avviando intese per la cartolarizzazione dei crediti delle attività di Vittorini, rimanendo dunque punto di riferimento per tale tipo di attività, con la quale sono stati perpetrati i maggiori abusi».
Fin qui la procura. Masciarelli taglia corto. Nega di essere il regista anche dell’ultimo presunto scippo della politica al re della cliniche, il grande accusatore Angelini. Detto questo, l’ex presidente Fira fugge da una porta laterale. Non ha paura dei giudici, ma preferisce smarcarsi da telecamere e flash.(22 luglio 2008)Torna indietro
24 luglio 2008 alle 20.24
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