Bossi: una vergogna padana


(archivio dito Bossi)

Bossi: un gestaccio sull’inno e guerra ai professori del sud

di Wildgreta

Mi dispiace per le tante persone che hanno votato Lega e che oggi devono registrare un’ennesima precipitazione di stile (caduta è troppo poco) da parte dei membri del nostro governo. All’orrore non c’è più limite: dopo la pornopolitica e la cloaca-CSM di Gasparri, arriva a  stretto giro  il più raffinato di tutti, Bossi, a darci il colpo di grazia alzando il dito sull’inno di Mameli. Siamo alla frutta, che purtroppo per molti, è diventata troppo cara. Mi dispiace per chi ha creduto che Bossi, Berlusconi e il resto dell’allegra comitiva fossero cambiati. Di cambiata c’è solo la situazione dell’Italia, molto peggiore dell’ultima volta che questi boyscout della politica hanno governato.

Il leader del Carroccio alza il dito medio all’inno di Mameli: «Altro che schiavi di Roma». E sulla scuola: «I professori meridionali tolgono lavoro a quelli del nord». Poi apre sulle riforme con il Pd
PADOVA
Sulle riforme e sul federalismo c’è ancora spazio di dialogo con le opposizioni e, in particolare, con il Pd di Walter Veltroni. Lo ribadisce il segretario della Lega Nord, Umberto Bossi che, dopo aver dichiarato ieri sera a Venezia una piena sintonia con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, confida oggi, dal palco del congresso nazionale della Liga Veneta a Padova, di non aver ancora sentito per telefono il premier. Per il dialogo sulle riforme con l’opposizione, dice il ministro Umberto Bossi, «c’è spazio, c’è spazio. Siamo pronti ad accogliere le loro proposte anche sul federalismo». Nessuna chiusura, quindi, con il Partito democratico.

Gestaccio sull’inno di Mameli
La Lega Nord «non è contraria ad una perequazione tra le Regioni più ricche e quelle molto più povere», ma l’attuale situazione «è una truffa, è uno schifo». Per il segretario della Lega Nord e ministro delle Riforme, Umberto Bossi, l’Italia è ancora in una situazione «fascista». E, intervenendo al congresso nazionale della Liga Veneta, alza il dito medio contro l’inno nazionale nel passaggio in cui dice «…e schiava di Roma Iddio la creò». «Noi non siamo contro la perequazione tra le Regioni più ricche e quelle molto più povere – dice Bossi davanti a centinaia di sostenitori – ma fatta in maniera molto diversa. Ora funziona in maniera strana: chi più spende, più riceve soldi dallo Stato. Deve essere una perequazione giusta». Adesso, continua, «è una truffa, è uno schifo, non dobbiamo più essere schiavi di Roma». È in questo passaggio che Bossi fa riferimento all’inno di Mameli: «Anche l’inno dice “l’Italia è schiava di Roma”. Toh, dico io», commenta accompagnando le parole con il gesto del dito medio alzato. «Dobbiamo lottare contro la canaglia centralista – aggiunge il ministro delle Riforme – se non è fascista questa cosa qua… Ci sono quindici milioni di uomini disposti a battersi per la libertà. O otterremo le riforme oppure sarà battaglia e ce la conquisteremo. Dobbiamo lottare contro questo Stato fascista». «È arrivato il momento, fratelli, di farla finita – continua il senatùr – adesso c’è il federalismo: ogni Regione viva con i soldi che produce. Poi, certo, con una perequazione, ma basta mandare i soldi a Roma con i sindaci costretti ad andare con il cappello in mano a Roma. Basta anche con i trasferimenti dati in base alla spesa storica. Anche questa con il federalismo intendo toglierla di mezzo».

«I professori del sud portano via il lavoro a quelli del nord»
La riforma della scuola è una delle priorità dopo quella sul federalismo. A ribadirlo è il ministro delle Riforme, Umberto Bossi, che denuncia lo stato attuale dell’istruzione che permette ad insegnanti del meridione di «togliere lavoro agli insegnanti del nord» e consente loro di giudicare negli esami di maturità quei ragazzi che si azzardano ad avere idee del nord e di presentare tesine su Cattaneo, come è accaduto recentemente in Veneto. «Dopo il federalismo – dice Bossi davanti ad alcune centinaia di sostenitori – bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutte le famiglie». «La Padania – aggiunge il ministro – è ormai nel cuore di tutti». Bossi denuncia poi un episodio accaduto nel Veneto, a dimostrazione della sua idea: un ragazzo è stato bastonato agli esami «perché aveva presentato una tesina su Carlo Cattaneo. Questi sono crimini contro il nostro popolo e devono finire». Il senatùr ha poi passato la parola a Paola Goisis, rappresentante della Lega nella commissione Cultura della Camera: «Chi non conosce il Veneto non verrà ad insegnare nelle scuole del Veneto. I ragazzi sanno tutti i nomi dei sette Re di Roma, ma non sanno nemmeno cos’è un doge, che dettava legge in tutto il mondo orientale. Siamo pronti con la nostra proposta, quando Bossi ci darà il via noi siamo pronti».

20/7/2008 (13:25) – PADOVA – LA POLEMICA

4 Risposte to “Bossi: una vergogna padana”

  1. mauchi Says:

    Un ministro che tutti ci invidiano, forse.

  2. Siciliano Says:

    Da lungo tempo mi vergogno di essere italiano. Non capisco che cosa ci sia rimasto di cui non vergognarsi in questa ex-Nazione. Una Nazione che è diventata un paese: il paese dei balocchi. Un paese dove è concesso di tutto. Persino avere un ministro che si permette di fare scempio di quella che una volta si chiamava Patria.

  3. NoirPink Says:

    Bossi ha ragione ad essere arrabbiato: da anni votano depenalizzazioni di qui, e immunità di là, e salvataggi di tv di sotto, e riforme della giustizia di sopra… e tutto per Silvio: possibile che il Parlamento non abbia avuto neppure cinque minuti per approvare un provvedimento per far promuovere ex lege suo figlio?
    http://noirpink.blogspot.com/2008/07/attualit-dito-eretto-e-pene-moscio.html

  4. wildgreta Says:

    Vi consiglio di leggere la risposta del professor Canfora a Bossi. (l’ultimo articolo che ho pubblicato) Vi accorgerete quanto siano ignoranti i nostri politici e quanto la cultura sia in grado dare spiegazioni intelligenti a comportamenti idioti.


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