Le foto che incastrano Del Turco:”Prendeva soldi, gli dava le mele”

L’ordinanza del gip: ecco perché crediamo a chi accusa il governatoredal nostro inviato CARLO BONINI


Ottaviano Del Turco nell’auto dei finanzieri che l’hanno arrestato

PESCARA – Scrive nelle 420 pagine della sua ordinanza il Gip Maria Michela Di Fine che, il 31 ottobre del 2007, Vicenzo Angelini, Grande Elemosiniere della sanità abruzzese, Grande Pentito di questa inchiesta, fece le cose con metodo e maligna astuzia. Perché c’era da salire ancora una volta a Collelongo per saldare il Presidente. Il presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco. E Angelini, questa volta, non voleva restare a mani vuote. Era un mercoledì, il 31 ottobre del 2007. E, come sempre, Angelini chiese alla filiale della Banca di Roma su cui erano appoggiati i conti delle sue cliniche, di predisporre un prelievo contante per 200 mila euro. “In banconote di grosso taglio”. Quattro mazzette fascettate da 50 mila euro l’una in biglietti da 500. Ritirò il denaro chiedendo “la stampa di una contabile” e di “un estratto conto” che conservò con cura. Una volta nel suo ufficio, quindi, dispose le quattro mattonelle di bigliettoni in buon ordine. Con una macchina digitale ne fotografò i numeri di serie, zoommò sulle fascette che documentavano il nome del servizio di vigilanza che aveva assicurato il trasporto nel caveau della Banca di Roma, scattò un’istantanea al sacchetto di carta da shopping, sul cui fondo il denaro era stato pigiato.

Quarantotto ore dopo, il 2 novembre, un venerdì, ponte di Ognissanti, Angelini si infilò nella sua Audi spiegando all’autista dove erano diretti e quale sarebbe stato il suo lavoro. A questo giro, gli disse, non avrebbe dovuto dimenticare come la prima volta che erano saliti in montagna dal Presidente (“un giorno compreso tra il 10 e il 26 marzo del 2006”, scrive il gip). A questo giro, avrebbe dovuto fotografarlo mentre, a piedi, varcava la soglia della casa di Ottaviano Del Turco. E, quindi, fotografarlo ancora quando ne fosse uscito.

Il 2 novembre, l’Audi di Angelini entrò dunque al casello del raccordo autostradale Chieti-Pescara e dopo neppure un’ora di A25 in direzione Roma, uscì a quello di Aielli/Celano. Scrive il gip: “I riscontri effettuati sulle macchine Telepass confermano gli spostamenti di quel giorno”. Il resto, lo documentano le foto, il racconto di Angelini e quello del suo autista, le quattro fascette in cui i 200 mila euro erano avvolti.
Nelle foto, il Grande Elemosiniere è sull’uscio della casa di Collelongo. Stringe nella mano destra il sacchetto di carta con il contante. “L’incontro con il Presidente dura pochi minuti”. “Misi come avevo fatto la prima volta il denaro sulla libreria del salone. Riuscendo a sfilarlo dalle fascette, che conservai come prova. Rimasi poi brevemente a chiacchierare di quadri e di pittura e, prima di uscire, mi raccomandai genericamente per le mie cose. Quindi il Presidente mi congedò”. Ricorda Angelini: “Del Turco mi chiese se ero venuto o meno da solo e quando gli dissi che mi aveva accompagnato il mio autista, si preoccupò del fatto che avrebbe notato che il sacchetto con cui ero entrato in casa era vuoto. Per questo, vi infilò dentro quattro mele”. Delle mele ha un ricordo vivo anche l’autista di Angelini. E le mele, il loro “costo nominale” (50 mila euro l’una), diventano metafora della qualità della corruzione, dei suoi modi, anche nella stigmatizzazione sarcastica che ne danno il procuratore capo Nicola Trifuoggi e i suoi sostituti Bellelli e Di Florio nella loro richiesta di custodia cautelare.

“Angelini è attendibile”, scrive il gip. “È attendibile – aggiunge il procuratore Trifuoggi – perché dalle sue ammissioni accusatorie e auto accusatorie ha tutto da perdere e nulla da guadagnare” (la Procura aveva chiesto anche per lui una misura cautelare, che il gip ha respinto). E la prova, scrive ancora il gip, “è, tra l’altro, non solo nei riscontri documentali e testimoniali, alle sue dichiarazioni, ma anche nell’esame tecnico disposto dal consulente del pubblico ministero sui file digitali che ritraggono il viaggio a Collelongo. Non sono alterati e sono compatibili con la data del 2 novembre”. A sentirlo, tra la primavera del 2006 e il febbraio scorso, il Grande Elemosiniere sale a Collelongo non una, non due, ma almeno sei o sette volte (in qualche occasione, la consegna è a Pescara). E ogni volta, con il sacchetto da deporre sulla libreria del salone di casa, fino a raggiungere i 6 milioni di euro. Gli appuntamenti – si legge nell’ordinanza – non glieli li dà il Presidente (intercettato per sei mesi sulle sue utenze, Del Turco non fa mai nessun riferimento specifico utile a una prova diretta della concussione) ma Lamberto Quarta, capo della segreteria del Governatore ed ex segretario regionale dello Sdi. E, a quanto pare, come aveva fatto con il centrodestra, non chiede quasi mai a cosa serva quel fiume di denaro, perché, almeno in un caso (una tangente da 1 milione di euro su cui ottiene uno sconto di 250 mila), è proprio Quarta a spiegarglielo. “Mi disse che Del Turco aveva bisogno di quei soldi per mettere in difficoltà Boselli e portare con sé 8 senatori dello Sdi nel Pd”.
In cambio, Angelini dovrebbe avere vita facile con le convenzioni con la Regione e con il buon esito dei crediti cartolarizzati vantati sempre nei confronti della Regione per prestazioni gonfiate. Crediti che sono l’unico ossigeno che tiene in vita le sue società.

Qualcuno nell’entourage del governatore, millantando, lo rassicura anche nei confronti della pressione che sente ormai addosso di Guardia di Finanza e Procura della Repubblica. Ma è un bugia, meglio, “un ricatto”, che, scrivono il gip e la Procura, serve a tenere l’imprenditore in una condizione permanente di debolezza, convincendolo a pagare nel tempo circa 14 milioni di euro quando e a chi gli viene indicato.
Fino a quando, Angelini non è sul punto di vendere. Il suo gruppo dovrebbe essere rilevato da Nicola Petruzzi, altro imprenditore abruzzese della sanità, ma l’uomo non ha i soldi ed è allora – documenta la Procura – che Del Turco e Quarta incontrano a Roma l’ingegner Carlo De Benedetti per convincerlo all’acquisizione. Non se ne farà nulla, ma per i magistrati, quell’interessamento in prima persona del governatore per le vicende del gruppo Angelini sarebbe “l’ennesima evidenza” di un rapporto inquinato. Che del resto – scrive ancora il gip – lo ha ossessionato nei suoi giorni da libero, quando nel tentativo di “proteggersi dall’inchiesta contattò il procuratore generale dell’Aquila e tentò di agganciare alti gradi delle forze di Polizia”.

(La Repubblica 15 luglio 2008)

4 Risposte to “Le foto che incastrano Del Turco:”Prendeva soldi, gli dava le mele””

  1. LocandinaLibera Says:

    Aspettando che si maturano le “arance” direi di portare a Del Turco una busta piena di “banane” che la sua “posizione” gli farà venire i crampi e quindi il potassio serve!! Non ti ammalare Ottavià che di medici come quelli della Santa Rita ce ne sono ancora!! Bye Bye.

  2. Farruggi Antonio Says:

    il mio commento: ho militato e diretto la CGIL e la FIOM per tantissimi anni, fino al 2004. Tangentopoli è più forte che mai. Ramificazioni, ricatti, UNA VERA CASTA MAFIOSA sta impedendo al paese di diventare un paese a democrazia compiuta e avanzata. Siamo davvero sulla strada della catastrofe economica e morale. Il problema vero è chi salverà questo paese. Quello che dobbiamo fare è non assuefarsi, non abituarci, non omologarci. Rischiamo sul serio una involuzione autoritaria. Milioni di lavoratori ai limiti della sopravvivenza non possono sopportare questi scandali Altro che riforme. Le forze sane e pulite di questo paese debbono ribellarsi con forza. Per salvare l’Italia. Io credo alla innocenza delle persone fino a quando non sono condannate, ma credo anche nella colpevolezza delle stesse fino a quando non sono prosciolte da ogni accusa. Aspettiamo ma non in silenzio.
    Viva l’Italia Viva la democrazia.Viva la CGIL
    Antonio Farruggia

  3. ilnamibiano Says:

    @ Antonio Farruggia
    …Io credo alla innocenza delle persone fino a quando non sono condannate, ma credo anche nella colpevolezza delle stesse fino a quando non sono prosciolte da ogni accusa…

    senza offesa, ma forse hai bisogno di fare un tagliando alla tua idea di garantismo.


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