Sondaggio Demos: Netto calo di fiducia per Berlusconi e Veltroni

Berlusconi perde 15 punti, Veltroni 25. Perchè?

MILANO (Reuters) – Tre mesi dopo le elezioni, cala la fiducia degli italiani nell’operato del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e del leader dell’opposizione Walter Veltroni.

Su una scala da uno a 10, solo il 46,4% degli elettori interpellati questo mese da un sondaggio Demos per il quotidiano Repubblica ha promosso Berlusconi con un voto uguale o superiore a “6”, in netto calo rispetto al 61,4% del campione che aveva risposto così nel maggio scorso.

Non va meglio il segretario del Partito democratico, che si attesta al 40,7% dei consensi nel mese di luglio, scivolando dal 65% di due mesi fa.

Il gradimento all’intero governo di centrodestra si attesta invece al 44,1% rispetto al 30% ottenuto dal governo Prodi nel febbraio 2008, ma comunque inferiore al 59,6% che l’esecutivo del Professore riscuoteva nel luglio di due anni fa.

Sulla pagella dell’esecutivo pubblicata da Repubblica pesano le ansie legate all’economia.

In primo luogo, l’nsoddisfazione verso le prospettive dell’economia nazionale e familiare, mai così elevata e diffusa negli ultimi tre anni, scrive il quotidiano romano.

E se tra i provvedimenti adottati dall’esecutivo in questi mesi gli italiani apprezzano l’abolizione dell’Ici sulla prima casa (si dicono d’accordo il 79% degli interpellati), il decreto per l’emergenza rifiuti in Campania (68,1%) e l’uso dell’esercito nelle città contro la criminalità (65,9%), pesante è la bocciatura espressa dal 73,4% degli intervistati per la cosiddetta norma “blocca-processi”, che sospende di un anno i processi per i reati puniti con pene fino a 10 anni di carcere commessi entro il giugno 2002.

Il clima politico si riflette anche sulle intenzioni di voto. Alla domanda su quale partito voterebbero alla Camera se oggi ci fossero le elezioni politiche nazionali, la coalizione di Pdl, Lega e Mpa vincerebbe comunque con il 47,3% delle preferenze (rispetto al 46,8% delle politiche del 13-14 aprile scorso), ma uscirebbero rafforzati i partiti che più interpretano il sentimento antipolitico, con la Lista Di Pietro (Idv) proiettata oltre il 7% (dal 4,4% delle elezioni) e la Lega vicina al 9% (dall’8,3%).

ANATOMIA DEL PAESE DELUSO
[La Repubblica, 6 luglio 2008]

Tre mesi dopo le elezioni il Paese è tornato alla normalità triste degli ultimi anni. Sprofondato nella sfiducia. Berlusconi non ha fatto miracoli, neanche stavolta. D’altronde, a differenza del passato, in campagna elettorale non li aveva promessi. Né, probabilmente, gli elettori gli avrebbero creduto. Gli italiani non hanno votato per lui, il PdL e la Lega sulla “fiducia”. Ma per “sfiducia” nei suoi avversari. Nell’Unione che aveva governato, faticosamente, per neppure due anni. Tre mesi dopo il voto la nebbia è ripiombata e ha avvolto tutto e tutti. Veltroni e il Pd, che nelle stime elettorali scivola indietro. Ma anche Berlusconi e il governo. Verso il quale esprime fiducia il 44% degli elettori. Quindici punti in meno (ripetiamo: 15) rispetto al gradimento ottenuto dal deprecato governo Prodi esattamente due anni fa. Tre mesi dopo il voto, come oggi. Certo, nel luglio 2006 Prodi aveva “monetizzato” alcuni importanti successi, politici e non: a) il referendum che aveva bocciato le riforme istituzionali volute dalla precedente maggioranza di centrodestra; b) la soddisfazione suscitata dal decreto Bersani sulle liberalizzazioni; c) infine, la vittoria della nazionale italiana ai mondiali di calcio in Germania. Un patrimonio di fiducia che il governo Prodi avrebbe dissipato in fretta, a partire dalla legge sull’indulto, poche settimane dopo. Tuttavia, due anni fa, l’Unione aveva vinto le elezioni quasi per caso, mentre il centrodestra di Berlusconi, tre mesi fa, ha conseguito un trionfo. Ciò nonostante, nel Paese è tornata la sfiducia di sempre.
Quattro le ragioni, suggerite dal sondaggio.
1. In primo luogo, l’insoddisfazione verso le prospettive dell’economia nazionale e familiare: mai così elevata, mai così diffusa negli ultimi tre anni.
2. Poi, l’insicurezza, sottolineata dal sostegno popolare ai provvedimenti del governo sull’immigrazione clandestina e sull’impiego dell’esercito. A nostro avviso (lo abbiamo già scritto) inefficaci, prima ancora che inaccettabili. Ma, comunque, graditi ai più, perché intercettano le paure diffuse nella società. Tuttavia – come dimostrano i dati del sondaggio – rispondere alle paure alimentandole ulteriormente, non genera consenso. Ma il contrario.
3. La contrarietà espressa da gran parte dei cittadini verso i progetti annunciati e, in parte, avviati dal governo: per limitare le intercettazioni telefoniche nelle indagini, per bloccare i procedimenti giudiziari (cosiddetti) minori, per re-introdurre l’immunità a favore delle alte cariche dello Stato. Queste iniziative hanno suscitato un ampio dissenso, principalmente per quattro ragioni: a) perché molti le hanno considerate “ad personam”; finalizzate, cioè, a risolvere i problemi “personali” del premier prima di quelli “generali” dei cittadini; b) la sospensione dei processi, in particolare, è apparsa, per taluni versi, una sorta di mini-indulto; e, per questo, in contrasto con l’insicurezza diffusa; c) perché evocano l’idea, il sospetto di privilegi di “casta”, utili, soprattutto, al ceto politico.
4. In definitiva, queste iniziative hanno alimentato il sentimento antipolitico: fattore decisivo nel deprimere il consenso verso le istituzioni e la classe politica, in generale; e, in particolare, verso il governo di centrodestra e il premier. Perché, a differenza di pochi mesi fa, oggi “governano”. Appunto.
Questo clima politico si traduce fedelmente nelle intenzioni di voto. Ne escono, infatti, rafforzati i partiti che più di tutti gli altri interpretano e amplificano il sentimento antipolitico. La Lega, da un lato, ormai vicina al 9%. La Lista Di Pietro (IdV), dall’altro, proiettata oltre il 7%. Parallelamente, tutti i leader politici subiscono un calo di fiducia, In particolare Walter Veltroni. Il quale ha perduto oltre venti punti nel gradimento degli elettori, rispetto a due mesi fa. Quando era “il più amato di tutti”. Apprezzato, in modo trasversale. Ora, invece, dopo la fine del dialogo, il suo gradimento fra gli elettori di centrodestra è crollato. E ha subito una flessione anche nella base elettorale del Pd. Dove in pochi, tuttavia, ne mettono in discussione il ruolo e la leadership. D’altronde, Veltroni e il Pd, oggi, si trovano ad agire in una posizione sicuramente scomoda. Il muro di Arcore non accenna a crollare; e gli impedisce di penetrare al centro, dove l’UdC non si limita a presidiare il suo pezzetto di mercato elettorale, ma lo allarga. Mentre è insidiato da Di Pietro, artefice di una opposizione intransigente. Si presenta come leader del Partito dei Magistrati. Trasformati, di nuovo, in protagonisti politici. Anzitutto, da Berlusconi: che ne ha fatto il Nemico. A cui non piegarsi. Anzi da piegare. Per questo, il calo di consenso per il governo e il premier non avvantaggia il Pd, il quale, anzi soffre. Nelle stime elettorali scende sotto il 30%. Stretto fra le difficoltà del dialogo e la pressione delle componenti che rivendicano un’opposizione più radicale.
In questa stagione, solcata da profondi conflitti istituzionali, tuttavia, nessuno si salva. Per fare riferimento ai due principali antagonisti: la fiducia nel Presidente del Consiglio supera di poco il 40%; quella verso i magistrati si ferma ancor più in basso: intorno al 35%. Si assiste, cioè, a un gioco a somma negativa, nel quale la fiducia nella democrazia e nelle sue istituzioni declina. Degrada. Solo il Presidente della Repubblica resiste. Apprezzato da quasi tre italiani su quattro. Perché, come prima di lui Ciampi, Giorgio Napolitano, in un periodo buio della nostra Repubblica, alla maggioranza degli italiani appare come un “gancio”. Un’ancora. A cui aggrapparsi, per non “perdersi” in questo Paese senza bussole, senza appigli e senza sponde. Dove latitano riferimenti certi e condivisi.
D’altra parte, la strategia del dialogo, promossa da Veltroni e accolta da Berlusconi in campagna elettorale, dopo il voto si è rapidamente consumata, nonostante gran parte degli elettori continui a ritenerla necessaria. Mentre il bipartitismo sembra molto più relativo. Neppure il bipolarismo di un tempo regge. Non c’è più un Paese diviso in due. Visto che le divisioni politiche e antipolitiche attraversano i due schieramenti, dall’interno. Soprattutto il centrosinistra. Per il quale la manifestazione promossa, martedì prossimo, da MicroMega a sostegno dei magistrati e contro Berlusconi costituisce, certamente, una sfida. Condivisa, senza condizioni, da una minoranza, per quanto significativa: 2 elettori su 10, in generale; quasi 3 fra quelli del Pd. Ma oltre 4 nella base dell’IdV. La maggioranza degli elettori di centrosinistra, invece, ne approva la sostanza, non la forma. In altri termini: vorrebbe attendere, cercare altre vie e altre strade, per fare opposizione, prima di affidarsi alla piazza. O ai magistrati.
In questo Paese confuso, dove coabitano a fatica una maggioranza delusa, un’opposizione divisa e istituzioni deboli, è forte la tentazione di fuggire. O almeno di cambiar canale. Voltare pagina. Dimenticare la politica e l’antipolitica passando direttamente al gossip.
Ma non ci accorgeremmo della differenza.
» vedi l’indagine collegata

4 Risposte to “Sondaggio Demos: Netto calo di fiducia per Berlusconi e Veltroni”

  1. Neclord Says:

    I cittadini ne hanno le tasche piene di questi giochi di potere. Come ho scritto in un articolo nel mio blog, argomentando con gli ultimi sondaggi apparti anche sul sito di Repubblica, le priorità dei cittadini sono FAMIGLIA, CASA, LAVORO, CARO PETROLIO, TASSE, non di certo le porcate di S. Berlusconi.

  2. Enrico Torielli Says:

    Aristotele definiva la democrazia come la forma “corrotta” della “politìa” (il Governo aristocratico votato da pochi privilegiati): questo lo sosteneva in virtù del fenomeno della demagogia: trascinare il popolo con false promesse ha fatto salire al trono importanti dittatori, come Hitler, Pol Pot, Pinochet e Berlusconi.
    Almeno un po’ di ragione ce l’avrà…

  3. Attilio Says:

    In questo clima di caccia alle streghe e di riduzione indiscriminata della spesa pubblica, quello che molti ancora non capiscono è che, soprattutto in una fase di recessione economica, lo smantellamento sconsiderato dello stato sociale vuol dire perdita di diritti e di servizi, per tutti.


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