Dopo la vittoria Alemanno dà appuntamento ai suoi in piazza del Campidoglio
“E’ rabbia, è amore, Roma tricolore”; “Rutelli in Romania”. E spuntano i saluti romani
Scoppia la festa degli ex missini
“Veltroni, ora dacci le chiavi”
di MATTEO TONELLI
ROMA – Un tricolore sventola in mano a Marco Aurelio. Ed è così che il condottiero romano, che troneggia in mezzo alla piazza del Campidoglio, diventa l’involontario testimonial del trionfo di Gianni Alemanno. Lui, un passato missino alle spalle, uno che porta, orgogliosamente, la celtica al collo, ex ministro gettato nell’agone della sfida della Capitale, ce l’ha fatta. Travolgendo Rutelli e portando, per la prima volta, un ex fascista al Campidoglio. Un fatto epocale per Roma che archivia la lunga stagione a guida centrosinistra e si affida, con entusiamo, alla destra.
E la destra festeggia. Per le strade, dove i tassisti, massicciamente schierati per Alemanno, improvvisano cortei a colpi di clacson. Nel comitato elettorale dove la tensione si scioglie quasi subito. Con il passare dei dati che levano ogni dubbio sull’esito finale. Tanto che Alemanno annuncia la vittoria a scrutinio in corso. Si affaccia dalla finestra, il candidato del Pdl. Saluta, tricolore in mano, la folla che blocca la strada. In testa, come al solito, i tassisti che invocano a gran voce un posto da senatore per il loro leader Bittarelli.
“Ci vediamo al Campidoglio” annuncia Alemanno. E’ quello il luogo simbolo. La collina da conquistare bandiere al vento. E mentre su Roma cala la sera, sono circa 500 quelli che rispondono all’appello del loro sindaco. Forse non moltissimi, ma conta poco. Tricolori ovunque e poi bandiere di An e del Pdl. Di celtiche nemmeno l’ombra, se non quella che si scorge al collo di qualche ragazzo. Si vede invece qualche saluto romano.
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Si aspetta Alemanno e si canta. “E’ rabbia, è amore è Roma tricolore” gridano quelli di Azione Giovani. “Roma libera” urlano al megafono alcuni tassisti. Gli stessi che piazzano il loro striscione sul davanzale da dove parlerà Alemanno. “Dacci le chiavi, Veltroni dacci le chiavi” infierisce la piazza. Che irride il segretario del Pd che ha lasciato il Campidoglio per tentare l’avventura nazionale.
I colonnelli di An sono schierati in prima fila. Gasparri, Urso, La Russa, Gramazio che si sgolano cantando l’inno di Mameli in favore di telecamere. Poi appare lo striscione di quelli di Colle Oppio, tosta sezione missina degli anni di piombo. “Chi non salta è un comunista” grida la piazza, proprio mentre Alemanno arriva in Comune con moglie e figlio. Bandiere al vento e cori e un fumogeno da stadio. Il neosindaco si affaccia alla finestra. In mano un tricolore, dalla piazza gli rispondono cori e sventolii. Ci prova anche Gasparri ma con minore successo.
E’ il momento del discorso. Alemanno imbraccia il megafono. Qualche si commuove: “Quante volte l’ha fatto tanti anni fa”. Già gli anni duri, delle botte nelle strade, la militanza, le violenze. Alemanno quegli anni li ha vissuti. Ma oggi, megafono in mano, dice “basta ai veleni”, invitando i suoi a fare in modo che “questa sia una festa di tutta Roma”. Così come lui, giura, “sarà il sindaco di tutti i romani”. Poi stappa una bottiglia, sul modello dei vincitori di Formula 1. Se ne va mentre la piazza si svuota, qualcuno grida “Rutelli in Romania”, “Alemanno sindaco di Roma” e “Semo tutti tassinari”. In fondo alla scalinata uno striscione chiede la santificazione di Veltroni che “ha fatto cadere Prodi, sparire i comunisti e dare Roma alla destra”. Due ragazzi lo guardano sorridendo. Oramai è buio. “E’ bella la notte vero? E di che colore è la notte? Nera”. Più in alto Marco Aurelio continua a sveltolare il tricolore.
(La Repubblica 28 aprile 2008)
28 aprile 2008 alle 20.24
Allora, siamo ritornati 86 anni indietro! Povera Italia, dovete andate?