Elezioni, slogan vincenti: “Sveglia, padano!”

 

di Wildgreta

“Roma ladrona”, quando ci sono le elezioni. Una volta passata la campagna elettorale, si può approfittare degli appartamenti di lusso a prezzi popolari messi in vendita dallo stato e prontamente acquistati dai parlamentari. Come si diceva una volta, e forse anche adesso, “non facciamo di tutta l’erba un fascio”: Roma ruba, certo, ma ruba ai poveri per dare ai ricchi, più onesta di così!

ELEZIONI: VOTO ESTERO, POTREBBE ALLARGARSI INDAGINE

(AGI) – Roma, 17 apr. – Potrebbero finire al vaglio della procura di Roma le irregolarita’ relative al voto degli italiani all’estero ravvisate nel corso delle verifiche a Castelnuovo di Porto. Leggi il seguito di questo post »

RAI/ DI PIETRO: STASERA POTREBBE ESSERE ULTIMA VOLTA SANTORO IN TV

Leader Idv ipotizza nuovo editto bulgaro, sì a referendum Grillo

Roma, 17 apr. (Apcom) – Il leader dell’Idv, Antonio Di Pietro, ipotizza un nuovo ‘editto bulgaro’ contro Michele Santoro e il suo programma, Annozero, del quale sarà ospite questa sera: “La trasmissione Annozero e il giornalista Marco Travaglio – scrive sul suo blog il ministro uscente – sono già stati oggetto di attenzioni verbali da parte di Silvio Berlusconi. Sarò ospite di Santoro, seguite il programma, potrebbe essere una delle ultime occasioni”.Il leader Idv assicura poi il sostegno del suo partito all’iniziativa di Beppe Grillo per un’informazione libera: “Il 25 aprile – scrive – Beppe Grillo raccoglierà le firme per tre referendum per una libera informazione in un libero Stato. Leggi il seguito di questo post »

Di Pietro minaccia di correre da solo

Roma, 17 aprile 2008
Antonio Di Pietro ha annunciato oggi in una conferenza stanpa che il suo partito non formera’ un gruppo unico in Parlamento con il Pd. Ecco la motivazione: “Noi vogliamo un matrimonio di affetto e non un matrimonio di interesse”. Nel Pd, sostiene Di Pietro, c’è un’anima che vuole fare un percorso unitario che porterebbe all’unificazione dei due partti e c’è un’anima che non ci vuole. Allora, “intanto noi facciamo il nostro gruppo che è quello dell’Italia dei Valori, in attesa che si decida che cosa fare”. Leggi il seguito di questo post »

Manifesti elettorali: quelli del Partito Socialista che nessuno ha visto perchè oscurati dalle “facce da c” di Milly D’Abbraccio

 

   

 

 

 

 

 “Basta con i soliti manifesti tutti uguali, basta con le solite facce da c… in politica è ora di cambiare facce”.

Questo il motto gridato da Milly D’Abbraccio nei suoi manifesti elettorali. In primo piano il suo sedere, diverso a suo dire dalle solite facce da c….

L’entourage di Milly ha predisposto la stampa di 7mila manifesti, da affiggere nei quartieri Appio, Tuscolano e Cinecittà, dove la porrnostar (vero nome Emilia Cucciniello) è candidata nelle liste del PS. Il suo partito non ha gradito e con una nota ha comunicato: “La signora D’Abbraccio rimane un candidato circoscrizionale e non è una candidatura strategica. Ci auguriamo vivamente che abbia il buon gusto di rimuovere al più presto quei manifesti e di non perseverare nell’affissione”. Resta il fatto che in questi giorni 7mila sederi di Milly campeggiano nella capitale.

Quei manifesti un errore: ha sbagliato il mio grafico
Milly D’Abbraccio si scusa con Boselli
mercoledì 9 aprile 2008
“Mi scuso pubblicamente con Enrico Boselli – dichiara Milly D’Abbraccio , dopo le polemiche per l’affissione dei manifesti elettorali a Roma – ha ragione quei manifesti non andavano realizzati in quel modo e soprattutto non andavano affissi. Ha sbagliato il mio grafico: l’idea era quella di utilizzare un soggetto maschile, per rendere esplicita una provocazione sulla casta e l’arroganza della politica. Invece il grafico ha equivocato ed è uscito un manifesto concepito in quel modo. Mi scuso davvero, spero di non aver danneggiato il mio partito, utilizzandone il marchio senza neanche averne chiesto l’autorizzazione”.

GOVERNO/ DI PIETRO: ABOLIZIONE ICI? RISCHIO AUMENTO IMPOSTE COMUNI

Crescita addizionali Comuni sarebbe paradosso
Roma, 17 apr. (Apcom) – La totale cancellazione dell’Ici determinerebbe un aumento delle imposte comunali. Lo sottolinea Antonio Di Pietro, leader di Idv, in un intervento sul suo blog.
La premessa è la “considerazione, che sorge spontanea, che Silvio Berlusconi taglia sì le tasse…ma quelle degli altri, dato che l’ICI è un’imposta comunale sugli immobili e dunque percepita dai comuni e non dallo Stato”. In ogni caso, prosegue Di Pietro, “siamo tutti d’accordo che le tasse in Italia sono troppo alte e che molte debbano essere ridotte ed alcune dovono essere cancellate. Penso alle tante accise che gravano sul prezzo della benzina, alcune delle quali risalgono niente meno che alla guerra d’Etiopia”.
“Per quanto riguarda l’Ici – dice quindi Di Pietro – ritengo che questa tassa doveva essere ridotta, come era previsto dal nostro programma, ma non cancellata del tutto. Il perché è presto detto. L’Ici è la principale fonte di finanziamento per le amministrazioni comunali. Se di colpo sparisce delle due l’una: o i comuni sospendono alcuni servizi fondamentali, o alzano le altre imposte comunali. La seconda ipotesi è certamente la più probabile. Ecco perché alla fine della fiera la cancellazione dell’ICI non produrrà effetti sui cittadini, oppure avvantaggerà solo alcuni di essi”. Leggi il seguito di questo post »

ELEZIONI: VELTRONI, CONVERGENZA CON UDC SU ATTIVITA’ OPPOSIZIONE

Roma, 17 apr. (Adnkronos) – “Nel rispetto delle nostre differenze, nel governo dell’opposizione troveremo punti di convergenza sia sulle regole che nel merito”. Lo ha detto Walter Veltroni al termine dell’incontro con Pier Ferdinando Casini. (Mon/Gs/Adnkronos)

ELEZIONI: VELTRONI, INCONTRO CON BERLUSCONI E’ BALLA SPAZIALE

 

Roma, 17 apr. (Adnkronos) – “Ne’ un incontro e ne’ una conversazione telefonica. Non so come sia venuta fuori questa cosa. E’ una balla spaziale”. Walter Veltroni, al termine dell’incontro con Pier Ferdinando Casini a Montecitorio, torna a smentire le voci su un presunto incontro con Silvio Berlusconi.

Elezioni, ha perso la sinistra…”ma anche” il loft

 

 di Wildgreta
Se, in fondo, Daniela  Santanchè ha convinto un milione di persone a credere nelle suo proposte a base di mutui sociali, pur avendo una casa dal  lusso sfrenato a base di suppellettili fatte con pelli di animali in via di estinzione (poltrone di coccodrillo, coperte di pelle di lince, tappeti zebrati), un uomo di sinistra come Veltroni potrebbe anche essere stato penalizzato dall’uso esagerato di termini di importazione americana che nulla hanno a che vedere con la realtà italiana. Non si può trasformare un ultimo piano nel cuore del centro storico di Roma, in un loft  dell’Upper Side di Manhattan neppure con la più fervida immaginazione. Ecco, allora, che usare il termine “Loft” per il quartier generale di un leader politico, suona un po’ provinciale, per non dire ridicolo.
Quando ero piccola,  ricordo che l’attesa dell’esito delle elezioni si consumava sotto Botteghe Oscure. Ricordo che Berlinguer, a un certo punto si affacciava e salutava la folla che si era radunata davanti al portone.  C’erano le bandiere, c’era gioia e c’era una sorta di “grazia” nell’annunciare le sconfitte o le vittorie. Era assente la spocchia, quel “mettersi un gradino sopra tutti”. Ho nostalgia di quell’aria, più semplice, meno “se fossi nato in America, chissà dove sarei ora”. Ne parlo con dispiacere. Dispiacere per come ci si pone nei confronti delle persone che vogliono credere in qualcosa, che vorrebbero avere ancora degli ideali, che avrebbero voglia di “riconoscersi in te”, oltre ad avere delle risposte ai loro problemi quotidiani.
In uno dei comizi della campagna elettorale del Partito Democratico, è stato chiamato addirittura un catering. Dopo aver ascoltato gli interventi dei candidati, il pubblico ha visto spuntare camerieri in guanti bianchi che hanno estratto tavoli e tovaglie per apparecchiare una gigantesca tavola su cui è stato portato di tutto: davvero un banchetto sontuoso.  Il pubblico è apparso incredulo: dalle Feste de L’unità a base di salsicce ai banchetti col catering, forse il salto è apparso eccessivo. (ma forse è stato un episodio isolato)
Su di noi hanno effetto i gesti, ma soprattutto le parole, quindi non serve andare a pranzo dalle famiglie, è importante quello che si dice alle famiglie, quello che si pensa delle famiglie, quello che si trasmette alle famiglie. Quelle famiglie che sono ormai preda dell’incubo di come pagare le bollette e, nel profondo, non credono più a nessuno. Sono state tre le agenzie pubblicitarie impegnate a trasmettere il messaggio-Veltroni. Testimonial importanti, poi, si sono spesi per impedire che accadesse l’irreparabile: altri cinque anni di Berlusconi. Veltroni ha attuato un rinnovamento di uomini e donne all’interno del partito, ma molti dei candidati scelti non hanno fatto nulla nella loro vita per meritare di rappresentarci, o almeno nessuno di noi è venuto a saperlo. A cosa serve sbandierare la candidatura “blindata” di Marianna Madia che non ha nessuna competenza specifica e che nessuno di noi conosce? E se proprio si voleva apparire un partito diverso, non sarebbe stato meglio evitare la brutta figura fatta escludendo inizialmente Lumia? E non si poteva evitare di far fare lo sciopero della fame a Pannella? E perché devo sentire Rosy Bindi dire a Porta a Porta che l’immissione dei radicali ha penalizzato il PD? Non sa, Rosy Bindi, che a nessuno di noi è andata giù la Binetti? E perché non nominare quasi mai Di PIETRO che, pure, è stato un alleato prezioso, visti i consensi che poi ha ricevuto?
Ecco perché Veltroni non ha ottenuto maggiori consensi, la sua idea di “partito nuovo”, è suonata vera, ma anche finta.

 

VOTO ’08: COME SI SONO SPOSTATI I VOTI

17/04/2008
17 Apr. – Come si sono spostati i voti degli italiani? E’ questa la domanda che si stanno ponendo nei partiti. In gergo tecnico si chiamano analisi dei flussi di voto: una roba da far venire l’allergia al solo pensiero. Numeri per paranoici. Noia allo stato puro.
Se non fosse che ci servono per fotografare l’umore degli elettori non militanti, degli indecisi. Nelle segreterie di partito, sulle percentuali tipo quelle che arrivano da uno studio della Poggi&Partners, si consuma il redde rationem: si vede chi ha lavorato bene in campagna elettorale e chi invece si è imboscato. Una percentuale storta e saltano le teste dei boss locali.Lo sanno bene dalle parti della Sinistra Arcobaleno: dove sono finiti i voti comunisti, socialisti e Verdi della tornata precedente? In termini complessivi sono finiti un po’ a Di Pietro, un bel po’ a Veltroni e un altro po’ all’astensione. Solo srotolando questo dato a livello regionale, ecco che spunta la Lega.

In Veneto, per esempio, il traghettamento Sinistra Arcobaleno-Lega schizza al 43%. In Lombardia l’esodo verso il Carroccio è più tenue: solo il 10%. La nuova scelta dell’elettorato di sinistra deluso è molto interessante. Prima perché conferma che scegliendo Di Pietro e Bossi gli operai sono più esposti all’insicurezza generale, provocata dall’immigrazione clandestina. (Tonino era una novità; sulla Lega i voti si erano già spostati nell’ultimo decennio). Secondo perché conferma che l’invito al voto utile ha azzoppato la sinistra radicale. Si potrebbe fare una terza analisi, stavolta in chiave antiberlusconiana: Di Pietro e Veltroni sono stati visti come la scelta più accreditata per allontanare il Cavaliere da Palazzo Chigi. Veniamo così a Silvio Berlusconi e al Popolo della Libertà. Dati nazionali alla mano, il PdL ha lasciato alla Lega un bel 9%, 3% al Movimento di Lombardo e 2,9% alla Destra della Santanchè. Di contro ha attirato il 39% dall’Udc di Casini e il 3,2% dal Pd di Veltroni.
Entriamo nel dettaglio regionale. Al Nord, è assai evidente l’interscambio PdL-Lega. E questo non è una novità: il via-vai di consensi tra Bossi e Berlusconi è una costante dalla discesa in campo di entrambi. Inedito invece è il fatto che il boom del Carroccio sia avvenuto dentro l’alleanza. I tempi sono maturi perché la Lega diventi il movimento territoriale del Popolo della Libertà, al pari della bavarese Csu con la Cdu. Berlusconi cede a Bossi il 17% in Lombardia e il 33% in Veneto. Cifre importanti ci sono anche in Friuli, in Trentino, in Piemonte e in Emilia. Una cessione analoga si registra anche in Sicilia a favore di Lombardo, che non pesca tanto dall’Udc ma appunto dal Popolo della Libertà. Per il resto Forza Italia, An e gli altri partiti del nuovo partito mantengono i vecchi consensi e nel rapporto dare-avere chiudono in attivo grazie ai nuovi arrivi dall’Udc. Qualcosa arriva anche da vecchi elettori della Margherita.
Restiamo su Casini. Secondo i dati della Poggi&Partners, un bel 39% dei vecchi elettori dell’Udc ha preferito il nuovo corso berlusconiano, sulla scia della decisione di Giovanardi. Ed è un dato uniforme in quasi tutta Italia: il dato nazionale infatti ferma lo spostamento da Casini a Berlusconi sul 3,4%. Casi estremi sono la Sicilia, dove l’emorragia è inesistente (solo 1,1); e la Liguria che invece cede l’86,3%. In Umbria il 50% di consenso fluttuante in quota Casini è andato a Silvio. Di contro, in Puglia, l’ex Presidente della Camera si prende il 10 dal PdL. Come compensano, i centristi, lo spostamento a destra? Pescando dai tanti margheritini delusi dall’operazione Partito Democratico: 3,4% in termini complessivi. Il dato è interessante in Piemonte (5,5%), in Veneto (4,4%), in Liguria (7,6%), in Emilia Romagna (6,5%). Un caso particolare è la Campania, dove all’Udc è finito il 38,4% delll’elettorato di Mastella. Il quale ha però guardato con maggiore convinzione al Popolo della Libertà (58,2%). In conclusione, si può dire che Casini si alleggerisce dei berlusconiani travestiti da udiccini e imbarca i vecchi popolari tramortiti dal doppio traghettamento Margherita-Partito democratico.
Capitolo Lega. Anche i flussi elettorali confermano la doppia anima del Carroccio: voto dei lavoratori da una parte e voto degli imprenditori dall’altra. facendo così emergere i due macro-temi vincenti: mano ferma con gli extracomunitari e lotta allo statalismo romano. I consensi operai del Veneto provengono dalle pmi e non dalla grande industria, quindi si tratta di lavoratori meno ideologizzati e meno sindacalizzati; sol sogno di poter mettersi in proprio. Diverso è il voto operaio dell’Emilia, dell’Umbria o della Liguria: qui c’entra in gran parte il discorso della sicurezza. Ultima considerazione sui leghisti: per loro l’invito al voto utile non ha presa.
Vediamo invece cos’è accaduto dalla parti del Partito Democratico. Il voto utile è servito per assorbire oltre un terzo degli ex voti della Sinistra Arcobaleno. E’ evidente in Piemonte (21,3%), in Emilia Romagna (18,7%), in Toscana (15%), in Umbria (36,7%), in Abruzzo (35,4%), in Puglia (20,5). Ed è strano essendoci un comunista alla guida della regione: evidentemente neanche Vendola è gradito ai compagni. L’exploit di nuovi arrivi ex rossi in Sicilia (68,6), in Calabria (50%) e nel LAzio (43,2) testimoniano quanto alla fine Veltroni sia molto più di sinistra di quello che volesse far credere in campagna elettorale. Il compagno Walter però deve stare un po’ sulle scatole a non pochi elettori ex Margherita. Il 3,4% ceduto a Casini e il 3,2 a Berlusconi arrivano tutti dall’area ex popolari. Il Viaggio Pd-PdL è evidente in Piemonte (5,1%), in Liguria (10,2) e in Sicilia (8,8%), in Abruzzo (8,4) e in Calabria (18,6%).
Chiudiamo con Di Pietro. Ha beneficiato grandemente dell’esodo comunista. Per tre motivi diversi tra loro: è duro sul fronte sicurezza; odia Berlusconi; è il collettore del grillismo. (L’Opinione)

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: